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Tutti i contenuti di AndreaM
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sì, fanno parte della pancia di qualunque scorpione nostrano...
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a occhio, Euscorpius italicus (nella foto è a pancia all'aria). arriva ai 5 cm, è quasi innocuo, il suo veleno è paragonabile a quello di un'ape o di una vespa. è specie abbastanza diffusa, soprattutto nelle case un pò vecchie...
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noooooo....non è un insettivoro!! Sono tutti erbivori!
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Vale, lascialo stare...in un altro post ha detto chiaramente di volersi togliere dal forum, e sta cercando quindi di farsi bannare....
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...mi pare oramai evidente il tuo scopo... provocare senza senso... in questi frangenti, fatti una doccia fredda, è meglio.....
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guarda, io fino a dodici anni mi ammalavo tre quattro volte all'anno di tosse pertussoide. atroce. mai fatto una partita di pallone, mai fatto una corsa con gli amici, mai fatto sport. nessuna medicina riusciva a guarirmi. le odiavo tutte. quando mi proposero l'omeopatia, per me era solo un'altra medicina odiosa. ma fu l'unica in gradi di guarirmi. a distanza di diciott'anni, continuo con efficacia a curarmi con l'omeopatia. e a consigliarla agli altri. tra la'ltro, ci ho guarito una lucertola tropicale affetta da brutta piaga - e non credo che in lei potesse funzionare l'effetto placebo...
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Degu... questo è un forum, nel bene e nel male, di persone che si APPASSIONANO agli animali. Questo DEVE comportare una cosa fondamentale: il RISPETTO PER GLI ANIMALI STESSI. Io allevo insetti tropicali, pesci, rettili, cani: per quanto strani fossero, NESSUNO di questi animali è entrato in casa mia perchè volevo "l'animale fuori del comune". Affascinato dalle abitudini, dalla vita, dalla storia di un animale, mi sorgeva il desiderio di allevarlo per conoscerlo meglio. Quando non potevo (perchè l'animale era protetto e soprattutto quando ero consapevole di non poter soddisfare le esigenze che aveva!!), mi impegnavo nel cercare di studiarlo in natura, o di preservare il suo habitat naturale. Ho sempre desiderato avere con me un pipistrello, mi piacciono da morire, ma non sarebbe giusto! sono animali bellissimi, in declino, interessantissimi... ma sono protetti, e anche se non lo fossero richiederebbero uno spazio e delle attenzioni che io non potrei dar loro. le uniche due occasioni in cui ho fatto da balia a dei pipistrelli neonati, li ho rimessi in libertà non appena svezzati. Ora, dai tuoi discrorsi si capisce chiaramente che vuoi un animale strano. Non perchè ti interessi, ma solo perchè è diverso da quello che hanno gli altri. fatti un esame di coscienza, e poi deciditi... personalmente ti consiglierei davvero i trudy, che sono dei veri oggetti e non dei viventi sensibili da non esibire ma da amare.
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io ho segnalato all'atlnte erpetologico per il veneto la presenza di tarentola mauretanica a Padova, e so per certo che c'è anche a venezia. ti assicuro che i nostri inverni non sono meno rigidi, anzi! la specie è assolutamente robusta, e sta piano piano colonizzando parecchie città in Italia dove prima non era presente.
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per vale: ritrovato il link di cui ti parlavo! http://www.unsw.edu.au/news/pad/uniken/uni...311/page10.html il secondo articolo parla della richiesta di intervento di specialisti australiani da parte del governo finlandese per contrastare l'effetto dei visoni liberati sulla fauna autoctona, in particolare sulle arvicole. inoltre si accenna al fatto che in gran bertagna, dove i rilasci sono state delle vere e proprie ondate, si è dovuto inserire l'arvicola acquatica nell'elenco degli animali minacciati da proteggere a causa della predazione da parte dei visoni.
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non fargli mancare un piattino di carne trita, il macinato per intenderci: il riccio resta comunque un insettivoro che ha bisogno di mangiare tantissimo ogni giorno.
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Mah, non so se ti chiamerei estremista... per quanto personalmente spesso non sia d'accordo con te, la tua è comunque una posizione coerente coi tuoi discorsi e assolutamente apprezzabile.
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la mia opinione in proposito è ben nota a chi segue il forum, ne ho parlato in mille occasioni... ci tengo solo ad aggiugere una cosa: il discorso parte da una premessa falsata, e cioè che tutti gli animali che vivono con noi abbiano bisogno delle stesse cure. NON E' COSI'. se tener bene un cane significa stare con lui, portarlo a spasso, farlo stare all'aria aperta, fargli conoscere persone e cani con cui interagire, per gli altri animali questo atteggiamento può essere deleterio. Siamo così abituati a cani e gatti che pensiamo che ciò che fa felice loro debba far felice anche gli altri animali, e siccome non lo vediamo applicato a questi amici insoliti pensiamo che ne risentano. in realtà, se ad esempio provassimo a trattare un camaleonte come un cane (carezze, gite all'aperto, incontri con altri cama e uomini), il nostro rettile morirebbe in un mese, per lo stress. e così via, per ogni animale sono necessarie cure specifiche. il fatto che non corrispondano a quello che di norma fa felici gli animali che ci sono più comunemente intorno non significa che queste cure rendano gli animali che le ricevono meno soddisfatti che un cane dopo la corsa in campagna! lo ripeto, dal punto di vista etico tra un boa tenuto bene da un appassionato terrariofilo e un pastore tedesco tenuto bene da un appassionato cinofilo non c'è differenza: avremo in entrambi i casi un animale felice. Non ci sono per me animali domestici nella concezione comune che stanno bene con noi ed altri che inevitabilmente con noi soffrono, esistono solo animali che hanno delle esigenze e persone che devono dimostrarsi degne di loro soddisfando a queste stesse esigenze, se vogliono tenerli.
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...fondamentalmente non potresti comperarti una scimmia perchè è illegale detenere, acquistare, vendere primati e molte altre specie di mammiferi dopo l'entrata in vigore del decreto sui pericolosi, agli inizia degli anni '90...
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devi postarle in uno spazio web gratuito, dopodichè basta che metti il link tramite il pulsante http:// !!
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ti auguro di non avere mai un nido in casa... a me si sono piazzati nel vano della persiana sopra la finestra, e oltre a causare problemi strutturali hanno mandato in ospedale mio nonno.... con una sola puntura....
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com'è la pelle? non è che sta facendo la muta?
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Ok, mi spiego meglio. Vale, se un visone viene liberato in un ambiente non idoneo, senza che gli sia dato modo di riprendere una forma fisica tale da riuscire a resistere in un natura, passa dall'essere costretto a morire scuoiato per vestire degli stupidi umani ad essere costretto dagli stupidi umani che l'hanno liberato a morire di malattia e di fame. resta una condanna a morte operata da stupidi umani, più breve l'una, più lunga l'altra. questo, se vogliamo metterla così, dal piano etico. ma dal piano ecologico-biologico-naturalistico, cosa accade? in ecologia, lo studierai, esistono le cosiddette piramidi alimentari, in cui ad ogni livello corrisponde un ben determinato numero di individui che possono usufruirne dal punto di vista alimentare. cioè, per fare un esempio più comprensibile , un ettaro di savana sosterrà il peso biologico di un centinaio di gnu, e una popolazione di un centinaio di gnu potrà sostentare mezza dozzina di leoni. ok? bene. ti spiego come biologo come dovrebbe avvenire un ripopolamento o una liberazione di animali fatta con tutti i sacri crismi. bisogna tenere dapprima conto del tempo da cui un animale è tenuto in cattività, cioè il numero di generazioni, e controllare se nel corso delle selezioni non si siano persi gli istinti per la predazione, il tono muscolare o le difese immunitarie per la specie. dopo un adeguato controllo veterinario IMPRESCINDIBILE, accertato che potenzialmente gli animali sarebbero in grado di tornare liberi, si dovrebbe capire il ceppo di provenienza, confrontando DNA degli animali d'allevamento con quello di esemplari selvatici di varia provenienza. questo per evitare di immettere in natura esemplari provenienti da ceppi originari di luoghi distanti anche solo poche centinaia di km, ma che potrebbero scatenare epidemie o comunque rivelarsi portatori sani di malattie letali per esemplari della stessa specie cresciuti in luoghi diversi. infine occorre vedere se il luogo d'origine del ceppo iniziale d'allevamento è ora in grado di sopportare ecologicamente la liberazione di questi animali. tutte queste precauzioni vengono studiate perchè nei decenni si è visto come l'introduzione in un paese di specie non appartenenti alla fauna del paese stesso ha quasi sempre portato a squilibri ambientali anche gravissimi, estinzione di molte specie compresa. pensiamo a come vengono fatte le liberazioni illegali dei visoni. si va di notte in un allevamento, si aprono le gabbie e si liberano gli animali nella campagna circostante,al grido di "evvivaevvivaliabbiamoliberatiorasonofelici!" Il giorno dopo, un certo numero di visoni viene ritrovato dentro l'allevamento (non sono riusciti a capire dove andare o perchè muoversi da lì), altri sono stati uccisi dalle auto (non erano abbastanza in forma per poter schivare un'auto, sempre ammesso che potessero riconoscerla come pericolo), molte migliaia sono scomparsi. di questi, molti patiranno la fame, si indeboliranno, si ammaleranno (non è detto che dopo tante generazioni in cattività il loro sistema immunitario sia in grado di proteggerli dall'ambiente, visto che da così tanto tempo non eè esposto alle malattie riscontrabili in natura (una natura tra l'altro di un paese in cui la loro specie non si è evoluta!))e moriranno di stenti dopo essere divenuti focolai di infezione. e gli altri? torniamo alla piramide alimentare. le campagne europee sono negli anni divenute sempre più povere biologicamente, in quanto l'agricoltura intensiva ha causato la rarefazione di moltissime specie appartenenti alla fauna cosiddetta "minore". simili ambienti riescono a stento a sostenere il peso biologico dei nostri mustelidi, spesso numericamente ridotti al lumicino... anni fa ad esempio si stimava che nella provincia di Venezia (nell'intera provincia) non rimanessero più di tre-quattro coppie di puzzola (un mustelide che occupa in europa habitat simili a quello del visone. Ora, riesci a immaginare il peso ecologico di migliaia di predatori al vertice della catena alimentare in una area non molto grande? provocherebbero un vero e proprio sterminio di fauna minore (già minacciata) oltre che ad entrare in concorrenza alimentare diretta con i nostri mustelidi... catastrofismo? No, purtroppo. in nord europa, i risultati della liberazione dei visoni sono stati lo sterminio di piccoli mammiferi locali, tanto che il governo finlandese è stato costretto a chiamare specialisti australiani (in australia lo scontro alloctono-autoctono è veramente drammatico) per cercare di evitare che alcune specie di arvicole si estinguessero a causa della predazione da parte dei visoni liberati. c'era un bell'articolo a proposito di questo nel sito dell'università di sidney, ma temo abbiano tolto la pagina...proverò a vedere se l'ho salvata in computer. Facendo il sunto, non solo quindi avremmo condannato comunque a morte una infinità di visoni, ma avremmo fatto lo stesso con una quantità molto maggiore di animali selvatici. Non lo trovo una gran libertà. se vuoi farti un'idea dell'impatto degli alloctoni sulla nostra fauna e ambiente (visoni, nutrie, scoiattoli grigi, ecc...) prova a scaricarti i file PDF che trovi qui, nel sito del ministero dell'ambiente, a cura dell'istituto nazionale per la fauna selvatica.
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...riporterei che la maggior parte degli animali in questione saranno esemplari nati in cattività da esemplari nati in cattività da esemplari nati in cattività ecc...fino alla ennesima generazione... se non possono considerarsi domestici (mi pare di capire che per te domestico=cane-forse-gatto) non sono in nessun modo selvatici.... e comunque le scimmie NON sono vendibili per via del decreto legge che le considera animali pericolosi per la salute umana, e quindi ne vieta detenzione e vendita.
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bellissima frase, scritta da un uomo che vede la libertà individuale come bene massimo. e bellissima cosa, la libertà, anche se spesso dimentichiamo cos'è. essa si compone di volontà e possibilità. quando voglio e posso fare una cosa, sono libero. ma un conto è la libera scelta, un conto è la costrizione. E' meglio costringere un animale a vivere in gabbia o costringerlo a morire libero? lasciare che una specie si etingua per colpa nostra solo perchè non ne vogliamo toccare la libertà, equivale a costringerla, a obbligarla a morire. non c'è libertà in questo. Rilasciare un animale in natura in un luogo in cui non ha possibilità di sopravvivenza, o senza aver verificato che sia in grado di cavarsela per conto suo, equivale a condannarlo a morire. non c'è libertà in questo. se Durrell avesse lasciato il falco delle Mauritius nella sua isola, quando gli esemplari erano rimasti quattro, ora sarebbero estinti. la biologia, la genetica, l'ecologia, non esistono in maniera caotica, a casaccio. hanno leggi precise, tra cui quelle che regolano la potenzialità di ripresa di una popolazione. se non si interviene in tempo, oltre un certo punto per la specie esiste solo l'estinzione. Quando i primi licaoni furono rilasciati per il ripopolamento, nessuno si prese la briga di capire se sarebbero stati in grado di cavarsela in natura. si fece fede sul loro istinto, senza contare che la vita di un licaone è parimenti forgiata dall'apprendimento. il risultato fu la condanna a morte degli animali: morirono di fame, stenti, malattie, predazione. entro un anno non ne rimase nessuno. Se liberiamo i visoni da un allevamento di pellicce, oltre ad essere un danno ecologico gravissimo, li condanniamo in buona parte a morte. infatti in un suo documento lo stesso Fronte per la Liberazione Animale (ALF) dichiarava che occorrono mesi di riabilitazione per rendere ad un visone d'allevamento il tono muscolare mai acquisito nella vita di gabbia e necessario per la sopravvivenza in natura (il caso dei visoni è contestatissimo, anche perchè essi provocano danni notevoli alla fauna locale se liberi, quindi la loro liberazione selvaggia provoca spesso morte e distruzione per la fauna autoctona). abbiamo a mio avviso il dovere di dare ad un animale la possibilità di vivere libero, specie quando siamo noi la causa della rovina della sua specie, ma prima di tutto abbiamo il dovere di dargli una chance di vivere. Meglio morire liberi? sì, ma abbiamo l'obbligo morale di dare anche una chanche di VIVERE, liberi.
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Ah, e dimenticavo, piccolissimo OT.... SILVIA, ERA ORA! Da un sacco di tempo trovavo strano sapere che eri una fanciulla e non conoscendo il tuo nome doverti chiamare "SANSONE"!!!!!! ;)
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ciotto, se vai sempre a rivedere il mio post scoprirai che la prima cosa che ho scritto (e sottolineato) è: E' OVVIO fche i vecchi zoo con gabbie minuscole dove gli animali acquisivano movimenti stereotipati sono delle sconcezze ignobili, ed è altresì ovvio che simili strutture non hanno nulla a che vedere con la salvaguardia ambientale. ma penso allo zoo del bronx, dove l'area deputata all'allevamento del leopardo delle nevi è pari a un ettaro; allo zoo di jersey, dove è stato possibile ricostruire un intero clan familiare di gorilla di pianura, o dove le scimmie Tamarino vivono in condizioni di semilibertà in un angolo di foresta; o per restare in Italia, penso al Parco Natura Viva (dai un occhio al loro sito: http://www.parconaturaviva.it/).
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allora, cercherò di essere più chiaro....anche se chilometrico. quindi, armatevi di tanta pazienza! prmettendo sempre che nel discorso non si vuole parlare degli orrendi zoo-lagher di un tempo ma di quelli di nuova concezione.... se un animale sta scomparendo, in natura, vuol dire che c'è qualcosa che non va. nella fattispecie, per la maggior parte dei casi moderni, il qualcosa che non va siamo noi. vuoi la caccia, vuoi l'agricoltura, vuoi l'allevamento, vuoi le modificazioni dell'habitat: non importa, spesso e volentieri noi siamo il motivo della scomparsa di alcune specie. Gli animali non scompaiono per i cacciatori, i bracconieri, o quant'altro. o meglio, non tutti. esempio uno, i cambiamenti ambientali. Ora, la difesa di un habitat è una cosa, il ripristino di un habitat compromesso è tutto un altro paio di maniche. occorrono decenni per ripristinare un habitat in modo che sia lontanamente simile all'originale. Nel lasso di tempo in cui ci potessimo anche riuscire, moltissime specie animali non riuscirebbero a sopravvivere. le perderemmo per sempre. in questi casi, ci ritroveremmo spesso con habitat ricostituiti ma spesso vuoti di quelle specie che un tempo li abitavano. In altre situazioni, la difesa ambientale e degli animali si scontra con un ostacolo più forte: la crescita demografica delle nazioni povere e il bisogno di cibo. Così in madagascar l'agricoltura tradizionale basata sull'incendio di tratti di foresta ha prodotto negli ultimi decenni il collasso del lago alaotra (la principale risaia dell'isola), la distruzione di vaste aree di foresta pluviale e la scomparsa o la rarefazione di moltissime specie di lemuri (mammiferi simili a scimmie), rettili, anfibi, uccelli, pesci. nelle isole del pacifico il problema è ancora diverso: la fauna locale è stata sterminata da ratti, maiali, capre, pecore portate dai coloni europei. in nord europa sono state le liberazioni di visoni da parte degli animalisti a provocare uno squilibrio ambientale e la quasi scomparsa di specie endemiche di piccoli roditori, le arvicole. le chiocciole terrestri del pacifico del genere Partula sono state devastate dall'introduzione di altre due specie africane. insomma, il sunto è questo: non esiste una situazione standard per cui si possa dire sempre: "la specie x sta scomparendo, si blocca il bracconiere, si lascia l'habitat a se stesso e tra due anni tutto torna a posto". No. a volte le popolazioni di certe specie sono semplicemente troppo in là nella corsa verso l'estinzione per poter sperare che si possano riprendere. Esistono delle vere e proprie leggi ecologiche e biologiche che ci aiutano a stabilire quando una popolazione è ancora in grado di essere vitale. una volta passato un punto di non ritorno, per la specie si è imboccata la via dell'estinzione. questo perchè magari le popolazioni che la compongono sono isolate tra loro, senza scambi genetici, imbrigliate verso la via dell'imbreeding che le condannerà inesorabilmente a morire. se a questo si aggiunge la naturale mortalità della prole e degli adulti, si capisce come limitarsi a intervenire su un'habitat o limitarsi a impedire la caccia non vuol dire salvare gli animali in via d'estinzione. ci sono casi emblematici, come il già citato falco delle mauritius, o l'avvoltoio della california, i cui esemplari in natura si contavano sulle dita di una mano. come si è intervenuto, in questi casi? si sono catturati gli esemplari rimasti, e si sono affidati a centri e zoo (come quello di Jersey) specializzati nella riproduzione di specie a rischio. quindi è cominciato un programma di riproduzioni in cattività, che hanno avuto due scopi ben distinti: 1 ) aumentare la sopravvivenza neonatale della specie facendo sì che aumentasse il numero di piccoli in grado di raggiungere l'età adulta; 2 ) programmare gli incroci in modo da evitare il più possibile fenomeni di imbreeding e garantire al sopravvivenza a lungo termine del patrimonio genetico della specie. Nel frattempo gli stessi zoo finanziavano ricerche sul campo volte a migliorare le condizioni dell'habitat e a ripristinarlo in attesa del possibile rilascio. Queste ricerche preliminari sul campo possono durare ANNI prima che sia possibile una qualunque forma di intervento sull'habitat o un tentativo di reintroduzione. al momento opportuno,un certo numero di animali è stato rilasciato in natura, mantenendo però un certo quantitativo in cattività, perchè se mai fosse successo qualcosa agli animali rilasciati (es. epidemia, avvelenamenti, incapacità di riadattarsi alla vita selvatica) si doveva comunque preservare la specie. Insomma, è un lavoro lungo, costoso, ESTREMAMENTE IMPEGNATIVO, che comprende ANCHE il ripristino dell'ambiente o di condizioni tali da permettere il ritorno di un animale nella sua regione d'origine. Pensate ad esempio all'avvoltoio degli agnelli, il bellissimo Gipeto: questo gigante viveva nelle nostre alpi fino alla quasi totale estinzione da parte dell'uomo. ora è tornato a volare anche da noi solo grazie ai centri di riproduzione gestiti da falconieri svizzerie austriaci e ai programmi di rilascio controllato. L'acquario di Genova ha finanziato una importante spedizione erpetologica che in madagascar ha portato alla scoperta di numerose specie di anfibi e rettili endemici; ricerche di questo tipo spesso rappresentano la molla per la creazione di nuovi parchi naturali e aree protette. Altro appunto: gli animali in via d'estinzione. molti di noi guardano leoni, tigri, elefanti negli zoo e pensano che quelli siano gli animali più a rischio d'estinzione, e si chiedono perchè mai siano lì. Ecco, questo non è vero. i taxa più minacciati d'estinzione sono Pesci, Rettili, Anfibi, Invertebrati, solo dopo vengono Uccelli e Mammiferi. questo significa che molti animali, di cui la gente ignora l'esistenza perchè nessun documentario li ha mai citati, stanno scomparendo silenziosamente, senza che si faccia alcunchè per impedirlo. Ora, immaginiamo un centro come quello di jersey, che cerca di far sopravvivere specie in via d'estinzione. si tenta di allevare e riprodurre in cattività certe specie di Rane europee, insignificanti uccellini di isole tropicali, roditori africani, chiocciole del pacifico, iguane delle antille, boa giamaicani, tartarughe malgasce; tutti animali ben più minacciati di tigri e leoni, di inestimabile importanza per l'ambiente, ma che non riscuotono il minimo interesse da parte del pubblico. i programmi per la riproduzione in cattività e per il ripristino delle condizione per il rilascio di queste specie costano, tanto quanto quelli per la salvaguardia del rinoceronte bianco, con una differenza: attirano MOLTI meno contributi. Tutti noi ci inteneriamo davanti al cucciolo di tigre, ben pochi lo fanno davanti ad un topo o ad un rospo. come possono mantenersi questi programmi di salvaguardia? La cattività diventa un bene o un male? un esempio che forse ho già riportato: Xenopoecilus. Quanti di voi sanno cos'è? Bhè, ve lo dico io: è un pescetto di una decina di cm, argentato, simile ad un'aringa, che vive in indonesia e sulawesi. un docente universitario di mia conoscenza in un suo viaggio ne pescò una serie di esemplari in un laghetto e se li riportà a casa, in Italia. li riprodusse e li cedette ad altri appassionati tedeschi e olandesi, che li riprodussero a loro volta. Ne venne fuori che si trattava di una varietà nuova, una popolazione ancora non scoperta. Quando si ritornò sul posto per studiarla...il posto non c'era più. In luogo del lago c'era un aereoporto. Ora gli unici esempalri di quella varietà vivono negli acquari europei. A questo si aggiunge un altro problema. Quando gli zoo erano concepiti SOLO per stupire ed attrarre clienti, si sono importati ed allevati in cattività tante specie animali che ora sono a tutti gli effetti animali NON PIU' selvatici. penso ai leoni o alle tigri degli zoo, a certi orsi e ad alcuni pachidermi. insomma non si parla di animali strappati al proprio habitat ma di animali che non vengono dalla natura da svariate generazioni. parliamo di animali per cui non si può pensare di parlare di reintroduzione: spesso incapaci di cavarsela da soli, a volte semplicemente troppi per poter essere reintrodotti negli ambienti da cui partirono i loro avi (immagiante di prendere un operaio della fiat di torino che vive in un 50mquadri e di lasciarlo nel mezzo della savana africana da cui provenivano i nostri antenati, senza cibo e acqua... ecco, il paragone è abbastanza simile). Ora, chi garantirà loro cibo e alloggio? e chi garantirà il mantenimento dei programmi per la salvaguardia dell'ambiente e la reintroduzione delle specie in estinzione? i governi spesso danno dei contributi per le ricerche che però non basterebbero certo a coprire neanche le spese di gestione. quante persone comuni pagherebbero un biglietto per entrare a vedere due rospi e una lumaca, pur sapendo che sono molto più rari di un leone? ben pochi. e allora si ricorre a quegli animali che la gente vuole vedere (leoni, leopardi e simili) che sarebbero comunque destinati a non esser rilasciati e che col biglietto che fanno pagare ai visitatori contribuiscono attivamente al proprio mantenimento e a quello degli animali rari e ai programmi di salvaguardia. ora, non sto dicendo che non sia triste pensare che degli animali sono impossibilitati ad essere reintrodotti. sto solo dicendo che se ciò non è possibile l'idea che con la loro presenza (allevandoli in condizioni ottimali, non nelle gabbie lagher!) essi possani contribuire alla slvaguardia dell'ambiente e di altre specie... non lo trovo così male.
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come dice Manu, voi forse non vi rendete conto di cosa significhi proporre un ripopolamento... bisogna ripristinare le condizioni INIZIALI del luogo, quelle che permettevano la sopravvivenza della specie. spesso questo significa cercare di contrastare l'influenza avuta dall'uomo sull'ambiente stesso, e a volte risulta quasi impossibile. Cattività significa non libero... bhè, libero in certe situazioni significa semplicemente esser morto. limitarsi ad agire sull'habitat significa rischiare di veder scomparire in breve tempo le specie in pericolo, perchè nel tempo in cui avviene la ricostituzione dell'habitat la specie subirà un continuo declino, e potremmo ritrovarci con habitat bellissimi e...vuoti. rilasciare immediatamente un animale? certo, dopo aver constatato che l'habitat può sopportarne il peso biologico, che l'animale nel frattempo non sia divenuto inabile alla vita in natura e nel caso anche dopo aver riadattato la specie all'ambiente... ricordo che i primi tentativi di reinserire i licaoni nel loro habitat da cui erano scomparsi furono disastrosi, tutti gli animali morirono entro un anno. perchè? semplicemente non sapevano sopravvivere da soli. per certe specie animali infatti l'apprendimento è necessario quanto l'istinto... e in tal caso, se avessimo rilasciato tutti gli esemplari, ottenuti dopo anni di faticosi lavori di riproduzioni controllate, cosa avremmo avuto? tutti gli animali morti. per questo è improponibile la totale liberazione in natura degli esemplari di una specie in pericolo, sarà sempre necessario mantenere una popolazione vitale in cattività per permetterci di reintervenire in caso di epidemia, mancato adattamento, catastrofi naturali. fino a quando la popolazione in natura non sarà tornata a numeri tali da essere ecologicamente sana e vitale non sarà pensabile di poter fare a meno di una popolazione in cattività. riguardo agli animali non in estinzione che vediamo negli zoo... triste a dirsi, ma per quegli animali semplicemente non c'è libertà possibile. un leone, riprodotto in cattività da 10, 15 generazioni, come quelli che vediamo negli zoo (ricordiamo che i grandi felini sono tra gli animali più facilmente riproducibili in cattività), non potrebbero sopravvivere in natura. inoltre sono semplicemente troppi: proprio per il loro facile allevamento, si sono riprodotti in cattività così bene che non i sarebbe ecologicamente spazio se volessimo rilasciarli tutti. cosa farne? ne aspettiamo la morte? mangiano 30 chili di carne al giorno. chi li mantiene? con che soldi? non pensate agli zoo come macchine da soldi che incassano miliardi. possono anche incassare, ma i costi di gestione sono altissimi, e il fatturato non copre tutte le spese. spesso si devono affidare alle sovvenzioni che i governi elargiscono proprio per finanziare l'opera di ripristino ecologico di cui queste strutture si fanno portavoce. lo ripeto, non sto dicendo che non sia triste, dico solo che in questo momento possiamo scegliere se usare gli zoo a favore dell'ambiente o chiuderli facendoci mancare un'importante arma per la salvezza di alcune specie. lo ripeto, vi prego di dare un'occhiata al sito che vi ho indicato.
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ps. Vale, sono un omone da 100 chili... ma ti assicuro che con la forza non fai ragionare nessuno... per far cambiare le cose occorre molto di più, occorre l'informazione, tanta, corretta, ed un'educazione sempre più mirata...
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concordo nel giudizio negativo dato ai circhi. ci sono circhi bellissimi che riescono a tenere aperto anche senza animali! riguardo agli zoo invece il mio pensiero è diverso. se un tempo erano solo una vetrina di animali esotici per chi non poteva permettersi di andare ai tropici, oggi le cose stanno cambiando considerevolmente. primo, dimentichiamoci l'idea che gli animali degli zoo siano tutti strappati alla natura. animali come i grandi felini si riproducono da così tante generazioni in cattività che non solo i nonni dei loro nonni non avevano mai visto la savana, ma che sono arrivati spesso ad essere più numerosi come popolazione della popolazione di certe specie in natura! inoltre, le più moderne impostazioni degli zoo ne fanno un punto d'azione privilegiato per la salvaguardia delle specie in via d'estinzione, tramite programmi di riproduzione in cattività di specie in via d'estinzione. mi piace sempre ricordare il lavoro enorme (biblico, da certi punti di vista, perchè in fondo ha agito come un moderno Noè!) svolto dallo scomparso Gerald Durrell, fondatore del Jersey zoo e del jersey preservation trust. il suo zoo e quelli a lui collegati stanno portando avanti programmi di riproduzione mirata in cattività che hanno salvato dall'estinzione numerose specie. solo per fare un esempio, del falco delle Mauritius restavano in natura 4 esemplari... grazie allo zoo di Durrell e a quelli ad esso collegati, ora ben 800 esempalri riprodotti in cattività hanno potuto essere liberati nuovamente nel loro ambiente naturale. il piccione rosa delle mauritius era ridotto a 10 esemplari, grazie agli zoo e al loro programma di riproduzione ne sono stati liberati 350 in natura e rimane comunque una colonia florida in cattività. insomma, molto possono fare gli zoo se ben costituiti e pensati per la salvaguardia dell'ambiente. ma devono mantenersi, e siccome ben pochi sarebbero pronti a pagare il biglietto per vedere un misero uccellino marrone in gabbia, pèer quanto raro e unico al mondo sia, ecco che vengono usati come attrazione di richiamo tutti quegli animali che si riproducono bene in cattività (leoni, leopardi, tigri, elefanti, ecc...) o che in natura a volte creano popolazioni troppo abbondanti che non sono sostenibili dall'habitat in cui vivono (vedi l'elefante africano in certe nazioni), e che sono molto più spettacolari degli animali in via d'estinzione. lo so, non tutti gli zoo sono così, ma per farvi un'idea di quello che possono diventare vi prego di visitare il sito dell'associazione di Durrell: http://www.durrellwildlife.org/ per rendervi conto che uno zoo non è solo un luogo di tortura dove muore la libertà, ma che può essere anche un luogo di speranza di nuova vita per tanti animali che altrimenti sarebbero condannati all'estinzione.