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bardo

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  1. Sulla Lepre della Patagonia o Marà (Dolichotis patagonum) puoi sempre provare a cercare questi testi, di cui purtroppo ignoro l'effettiva reperibilità: Burton, John A. 1987. The Collins Guide to the Rare Mammals of the World. The Stephan Greene Press. Pg. 126. MacDonald, Dr. David. 1984. The Encyclopedia of Mammals. Equinox (Oxford), Ltd. Pgs. 694-695. Nowak, Ronald M. 1991. Walker's Mammals of the World, 5th ed. The Johns Hopkins University Press. Pgs. 913-914. Parker, Sybil P. [Editor]. 1990. Grzimek's Encyclopedia of Mammals, Vol 3. Pgs. 335-336.
  2. bardo

    Quale?

    Anche gli inseparabili sono facilmente addomesticabili, così come del resto la maggior parte dei pappagalli di medie e grandi dimensioni. Ovviamente più un individuo è giovane (ma non troppo) maggiore è la probabilità di riuscire nell'addomesticamento.
  3. bardo

    Rotte migratorie

    Recupero questo post interessante e propongo un estratto da wikipedia.org Le migrazioni sono spostamenti che gli animali compiono in modo regolare, periodico (stagionale), lungo rotte ben precise (ed in genere ripetute), e che coprono distanze anche molto grandi, ma che, poi, sono sempre seguiti da un ritorno alle zone di partenza. Sono indotte da cause legate alla riproduzione (la ricerca di un luogo adatto per l'accoppiamento, per la nidificazione o per l'alevamento della prole) oppure da difficoltà di carattere ambientale che si presentano periodicamente (ad esempio il sopraggiungere della stagione fredda nelle zone temperate). Molti organismi animali compiono migrazioni: insetti, pesci, rettili, mammiferi ed uccelli (i movimenti migratori dei quali sono forse i più noti). Sembra che il fenomeno delle migrazioni sia iniziato a partire dall’Era Terziaria (Dorst, 1970) in cui già esisteva un’alternanza stagionale. Tale evento si è poi esteso e stabilizzato nella successiva Era Quaternaria, anche in seguito alle glaciazioni, durante le quali i ghiacciai coprivano numerose ed estese aree nella stagione invernale per poi ritirarsi al sopraggiungere di quella più mite. La causa che determina i movimenti migratori degli uccelli sembra legata alla durata del giorno (il cosiddetto fotoperiodismo), che influenza tutto il sistema endocrino: con l’arrivo della stagione autunnale (ovviamente per quanto riguarda le regioni temperate boreali; per quelle australi tale stagione sarà la primavera) la durata del giorno si riduce, inducendo fasi di regresso o di sviluppo delle ghiandole sessuali e, di conseguenza, la cessazione di aggressività, intolleranza e territorialità nei confronti dei cospecifici e quindi l’aggregazione in gruppi che preludono alla partenza delle migrazioni. Per quanto riguarda il ritorno, naturalmente, lo stimolo sarà la durata dell’illuminazione primaverile. I territori da cui parte la migrazione sono detti di nidificazione, mentre quelli verso cui la migrazione è diretta sono chiamati di riposo o di svernamento. Il viaggio di andata verso i luoghi di svernamento viene denominato viaggio post-nuziale o passo, mentre quello di ritorno verso le zone di nidificazione è noto come viaggio pre-nuziale o ripasso. Sono stati compiuti numerosi studi ornitologici sulle migrazioni utilizzando metodi di campionamento ed osservazione in corrispondenza dei punti di confluenza delle rotte aeree, inanellamento o strumenti tecnologici come telescopi o radar. In questo modo sono state raccolte numerose informazioni sui percorsi seguiti, sugli spostamenti effettuati, sulla composizione d’età degli stormi ecc. L’Italia è interessata dal passaggio di specie che dal Nord-Europa si dirigono verso l’Africa (passo), da specie che arrivano a partire dal periodo tardo-invernale fino a quello estivo per riprodursi (visitatrici estive o estivanti, cioè presenti in una data area nella primavera e nell’estate) o da specie che vengono a svernare nel nostro paese da territori più settentrionali (visitatrici invernali o svernanti) come i lucherini (Carduelis spinus). Nello studio dell’avvicendarsi delle varie specie, in una certa area all’interno di un dato ambiente, nel corso dell’anno è stata definita una serie di periodi: 1. stagione pre-primaverile (da metà febbraio alla prima decade di marzo); 2. stagione primaverile (dalla seconda decade di marzo ad aprile-maggio); 3. stagione estiva (15 maggio - 31 luglio); 4. stagione autunnale (1 agosto - 30 settembre); 5. stagionr pre-invernale (1 ottobre - 30 novembre); 6. stagione invernale (dicembre - gennaio - febbraio). La muta (cioè il periodico cambio di piumaggio) avviene di solito prima delle migrazioni, ma alcune specie (soprattutto tra uccelli acquatici come gli anatidi, in cui la muta è totale e simultanea) migrano verso aree più accoglienti e favorevoli per poter compiere la muta (migrazioni di muta). L’aspetto che comunque rimane più affascinante e meno noto nel fenomeno delle migrazioni è la capacità di orientamento degli uccelli. I meccanismi che consentono ai migratori di seguire rotte costanti sono molteplici: la posizione del sole (ed il suo azimut) ed i suoi movimenti, la posizione di catene montuose, quella i sistemi fluviali (ovviamente per migrazioni diurne), la direzione dei venti, la posizione della luna e delle stelle (per le migrazioni notturne), il campo magnetico terrestre ecc. Sembra che poi gli uccelli possiedano una sorta carta geografica mentale dei territori in cui vivono che rapportano in qualche modo ai punti di orientamento più generali (sole, stelle...) e che costruiscono memorizzando alcuni dati territoriali (ad esempio i corsi d'acqua) o, per quanto riguarda i piccioni viaggiatori, olfattivi. Talvolta, però, le rotte migratorie non risultano costanti, ma si modificano in modo più o meno marcato: speso questo è dovuto a fattori di disturbo antropici, come, per fare alcuni esempi, la presenza di città illuminate che alterano l’orientamento notturno offuscando la percezione delle stelle oppure operazioni di bonifica che hanno eliminato superfici palustri su cui sostavano e traevano informazioni per l’orientamento gli uccelli di passo. In Italia sono noti alcuni siti in cui si concentrano molte specie migratrici, noti anche con il termine bottle-neck. Quelli più importanti nel nostro Paese sono lo Stretto di Messina, dove in primavera si possono contare sino a 30.000 rapaci e cicogne, il promontorio del Conero, quello del Circeo, le alture di Arenzano in Liguria ed molti altri. Le rotte principali quindi sono senza dubbio localizzate lungo le coste o le isole principali o quelle minori, luogo di sosta ideale per esempio per centinaia di migliaia di Passeriformi come Balia nera, Codirosso, Luì grosso, Beccafico, Stiaccino, per dirne alcuni. Le diverse specie di uccelli migratori, in base alla propria conformazione e soprattutto alle caratteristiche delle ali, sfruttano la presenza di valichi e distese d'acqua alla ricerca delle correnti più favorevoli, sollevandosi grazie alle correnti d'aria calda ascendenti (le cosiddette termiche) e scivolando fino alla termica successiva o fino a zone dove possono posarsi temporaneamente. La percezione della rotta da parte dei migratori, però, ha dovuto e deve continuamente confrontarsi con molti fattori imprevisti dovuti all'azione dell'uomo sull'ambiente: i processi di riassetto territoriale, il prosciugamento di molte zone umide, l'inquinamento dell'aria e delle acque e l'uso di pesticidi hanno influito pesantemente sulla possibilità dei migratori di seguire le normali e conosciute direttrici e di trovare siti adatti alla sosta e al rifornimento di cibo. Un aspetto da sottolineare è che spesso la costanza delle rotte migratorie ha purtroppo favorito, nel caso di alcune specie, attività di bracconaggio. La rotta "italica" è particolarmente importante per molte specie migratorie che dal Sahel e dalla Tunisia attraversano il Canale di Sicilia e lo Stretto di Messina. Tra le varie specie si possono ricordare: in primavera Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Biancone Circaetus gallicus Quaglia Coturnix coturnix Cuculo Cuculus canorus Rondine Hirundo rustica in autunno Colombaccio Columba palumbus Pettirosso Erithacus rubecola Cormorano Phalacrocorax carbo Airone bianco maggiore Egretta alba Oca selvatica Anser anser Questa immagine mostra un esempio esempi di rotte migratorie di Cicogna bianca (Ciconia ciconia), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Luì grosso (Phylloscopus trochilus) e Sterna codalunga (Sterna paradisea). immagine rotte migratorie E' alla sterna codalunga che spetta il primato della migrazione più lunga e spettacolare. Questa specie nidifica lungo le coste settentrionali dell'Europa e dell'America, migrando in inverno nella parte opposta della terra superando a volte il circolo polare antartico. Si tratta di un viaggio di andata e ritorno di oltre 30.000 km!
  4. bardo

    Alberi

    L'usignolo (Luscinia megarhynchos) è diffuso nell'Europa occidentale, centrale e meridionale, nell'Asia Minore e nell'Africa del Nord. Sverna nell'Africa tropicale. In Italia è diffuso ovunque e, quasi esclusivamente, è di passo o estivo; rarissimi sono gli esemplari che svernano nella nostra penisola. Sulle Alpi supera di rado gli 800 metri di altitudine. Vive quasi ovunque, sia nei boschi (luoghi umidi, zone a fitta vegetazione cespugliosa) che nei giardini, preferendo la pianura alla montagna, dove comunque è molto presente, purchè le falde dei monti siano coperte di boschi cedui (es. farnia, rovere, faggio, castagno, etc...) che sono, insieme a tutti i boschi a basso fusto, le sue dimore preferite. Il nido è di solito posto vicino a terra, generalmente in folte siepi (ad esempio di ortiche e sambuco), oppure a qualche altezza su alberi a chioma folta. La civetta (Athene noctua) si ritrova in tutto l'Emisfero nord, in Europa, Asia ed Africa del nord. In Italia è un uccello molto comune ed è diffuso in quasi tutta la penisola tranne che sulle Alpi; evita infatti le zone oltre i 1000 m di altitudine poiché la neve limita in maniera forte le sue fonti alimentari. Frequenta ambienti aperti di qualsiasi tipo, con alberi sparsi, in filari o in macchie. Anche zone suburbane, paesi e città. Nidifica tra marzo e giugno; la femmina depone 2-5 uova bianche in piccole cavità tra le rocce, negli alberi, nei muri di vecchi edifici, nelle aree dismesse, in tane abbandonate di mammiferi di media taglia. Anche le aree industriali sembrano particolarmente favorevoli, con una preferenza per i prefabbricati dove le strutture in cemento lasciano anfratti negli strati del sottotetto. Più o meno, tutti gli alberi possono costituire un rifugio per gli uccelli. Poi, ovviamente, ogni uccello ha le sue determinate preferenze. Devi avere davvero un bel giardino, complimenti! Ciao!
  5. bardo

    Problemino

    Ciao! Ti riporto un estratto dal sito aaeweb.net: La sterilizzazione dei conigli, tanto dei maschi che delle femmine, è senza dubbio consigliabile, per molti motivi. Questo intervento comporta diversi tipi di benefici. Sul carattere e il comportamento (questo riguarda sia maschi che femmine): Una volta raggiunta la maturità sessuale (il che avviene molto precocemente: a 3-4 mesi per le razze piccole, a 4-6 mesi per quelle più grandi, fino anche a 9 in quelle giganti) il coniglio inizia a manifestare dei comportamenti dettati dagli ormoni. Facilmente l’animale inizia a spruzzare urina e lasciare in giro le feci per marcare il territorio, evitando di usare la cassetta e quindi sporcando in giro per la casa. Il coniglio spesso diventa aggressivo, specialmente le femmine che possono mordere quando sono nella gabbia, tanto da rendere difficili le operazioni di pulizia o addirittura pericoloso toccare l’animale. Specialmente i maschi, ma talvolta anche le femmine, iniziano a montare piedi, mani, altri animali della casa, oggetti inanimati, con un’insistenza a volte esasperante per i proprietari che vedono l’innocente coniglietto trasformato in una sorta di maniaco sessuale. L’intensità di questo comportamento varia molto da soggetto a soggetto: molti maschi restano relativamente tranquilli e non manifestano comportamenti fastidiosi. Se il coniglio vive con un altro dello stesso sesso, anche se cresciuti insieme da piccoli, possono innescarsi lotte per la dominanza, con conseguenze a volte gravi (i conigli possono farsi molto male lottando tra loro). [...] Possono esserci conseguenze fisiche o comportamentali? Le conseguenze ci sono ma sono tutte positive, come è stato descritto nella prima risposta, sia per la salute che per il comportamento. I conigli sterilizzati sono più docili, affettuosi e puliti, meno stressati e più sani. Non esistono controindicazioni alla sterilizzazione, se il coniglio è in buono stato di salute. E’ totalmente falso che la sterilizzazione incida sull’intelligenza (che non ha niente a che fare con gli ormoni sessuali!) o renda il coniglio pigro e apatico. Chiunque possieda conigli sterilizzati può testimoniare che rimangono attivi, giocherelloni e intraprendenti. Un coniglio intero che non può sfogare i suoi istinti sessuali con i suoi simili, invece, può essere un animale molto frustrato. [...] Quando fare l'intervento? L’età ideale è appena dopo l’insorgenza della maturità sessuale. Nel maschio si attende la discesa dei testicoli nello scroto (circa 3-3,5 mesi di età). Nella femmina non è consigliabile eseguire l’intervento prima di 4 mesi, perché la chirurgia risulta più difficile. Se eseguita poco dopo la pubertà, ha il vantaggio di permettere di intervenire su un animale giovane e sano, e in genere ancora non troppo grasso. [...] Ha qualche altro consiglio o raccomandazione da fare? Occorre ricordare che il maschio dopo la sterilizzazione è ancora fertile per un periodo variabile (circa tre settimane), perché rimangono degli spermatozoi vitali nei suoi dotti. Pertanto prima di essere eventualmente messo insieme con una femmina fertile deve rispettare un periodo di “quarantena”. Si deve inoltre tenere presente che per i conigli l’accoppiamento non è solo una faccenda di “sesso”, ma ha anche un significato sociale, con cui cercano di stabilire la dominanza sugli altri conigli. Non è perciò strano che conigli sterilizzati anche da diversi anni continuino a montarsi. La sterilizzazione è, come già detto, indispensabile se si decide di tenere due o più conigli insieme, ma anche se si vuole trovare una compagnia ad un coniglio “single”, perché esiste la possibilità che leghi con un nuovo coniglio se entrambi sono sterilizzati. Considerazione finale La sterilizzazione è una procedura che, per la sua stessa natura, non può mai essere garantita al 100% priva di rischi (in nessun animale, neppure negli esseri umani!), tuttavia i benefici per il coniglio sono sicuramente superiori ai rischi, soprattutto nelle femmine. Spero di esserti stato di aiuto. Ciao!
  6. Tassonomia della Foca monaca (Monachus monachus): Ordine: Carnivori (Carnivora) Sottordine: Pinnipedi (Pinnipedia) Famiglia: Focidi (Phocidae) Sottofamiglia: Monachini (Monachinae) Per la prima volta la specie fu descritta nel 1779, con il nome di Phoca monacus. In seguito John Flemming creò il genere Monachus del quale vennero a fare parte tre specie simili: 1. Foca monaca del Mediterraneo (Hermann, 1779, Monachus monachus) 2. Foca monaca dei Caraibi (Gray, 1850, Monachus tropicalis), oggi estinta 3. Foca monaca delle Hawaii (Matschie, 1905, Monachus schauinslandi) Foca monaca del Mediterraneo Caratteristiche - La testa è piccola e leggermente appiattita; le orecchie sono piccole e prive di padiglione auricolare. Il corpo è allungato, più o meno cilindrico, con uno spesso strato adiposo ricoperto da un fitto pelo corto, quasi vellutato, impermeabile all'acqua. Il colore della pelliccia è marrone o grigio scuro, più chiara sul ventre. Gli arti anteriori sono trasformati in pinne; queste sono allargate e ogni falange porta un unghia alla sua estremità. Le pinne posteriori, dalla forma molto caratteristica, hanno il primo e il quinto dito più lungo e le dita intermedie più corte. La lunghezza del corpo varia da 80 a 240 cm e i maschi possono raggiungere i 315 kg di peso; le femmine sono un po' più piccole dei maschi e raggiungono i 300 kg. Il muso è provvisto di alcuni baffi lunghi e robusti detti vibrisse. Abitudini - È un animale diurno, che vive in gruppo. Dorme in superficie in mare aperto; talora si adagia sul fondo per poi risalire periodicamente a respirare. Si spostano anche di alcune decine di chilometri al giorno alla ricerca del cibo (pesce e molluschi, principalmente polpi, fino a 3 kg al giorno), con immersioni continue che raggiungono anche i 90 metri di profondità. La femmina partorisce all’età di 5-6 anni e con uno scarso tasso produttivo, cioè ogni due anni e dopo una gestazione di 11-12 mesi dà alla luce un unico piccolo (di solito tra settembre e ottobre), all’asciutto in una grotta o in spiagge riparate. Il piccolo, che alla nascita è lungo 88-103 cm e pesante dai 16 ai 18 kg, viene allattato circa 16-18 settimane. La Foca monaca vive dai 20 ai 30 anni. Distribuzione - L'areale di diffusione della Foca monaca comprendeva una volta tutto il Mediterraneo, il Mar Nero, le coste atlantiche di Spagna e Portogallo, il Marocco, la Mauritania, Madeira e le Canarie; foche erano segnalate spesso anche nella costa sud della Francia. Nel corso del '900 l’areale si è fortemente ridotto e la Foca monaca sopravvive in poche isolate colonie in Grecia, isole della Croazia meridionale, Turchia, nell'arcipelago di Madeira, in Marocco e Mauritania. Occasionalmente vengono avvistati individui in dispersione lungo le coste di quasi tutti i paesi mediterranei. Conservazione - Storicamente, gli esseri umani hanno cacciato le foche per necessità (pelliccia, olio, carne), ma non in un così grande numero da mettere in pericolo l’esistenza della specie. A causa della loro natura fiduciosa questi animali erano facile preda dei cacciatori. Le pelli venivano usate per costruire le tende e proteggere l’uomo dagli elementi più ostili di natura, come fulmini e saette e venivano inoltre trasformate in scarpe e vestiti; il grasso di foca era usato per le lampade ad olio e per fare le candele. Poiché era noto, fin dai tempi remoti, che l’animale riusciva a dormire profondamente, si pensava che la sua pinna destra, posta sotto il cuscino, potesse addirittura curare l’insonnia. Secondo una stima della IUCN (International Union for Conservation of Nature) della Foca monaca sopravvive una popolazione di appena 300-400 esemplari. La specie è anche inserita nella Appendice I della CITES. foto foto distribuzione Foca monaca dei Caraibi Caratteristiche - Simile alla Foca monaca del Mediterraneo, il colore della pelliccia era tra il grigio e il marrone sul dorso, mentre sul ventre era tra il bianco e il giallastro. Assenti i padiglioni auricolari, aveva corte pinne anteriori, così come le pinne posteriori. Gli adulti erano lunghi dai 2 ai 2,4 metri, le femmine leggermente di meno. I cuccioli alla nascita (verso dicembre) pesavano 16-18 kg ed erano lunghi circa 1 metro; il loro pelo era nerastro. Distribuzione e conservazione - Diffusa nel Mar dei Caraibi, è stata decimata dai cacciatori di foche nel XIX secolo. Questa foca fu il primo mammifero del Nuovo Mondo scoperto da Colombo e il suo equipaggio sulle coste di Santo Domingo nel 1494. L'ultimo avvistamento confermato nel 1952 fu di una piccola colonia a Seranilla Bank, un gruppo di piccole isole coralline a metà strada tra Jamaica e Honduras. Un'indagine aerea nel 1973, condotta dal U.S. Fish and Wildlife Service, trovò un'estesa attività di caccia dall'inizio alla fine di quella che era la zona di distribuzione di questa foca. Una successiva ricerca attraverso il golfo del Messico e attorno la penisola dello Yucatan fallì, non trovando alcun esemplare di Foca monaca dei Caraibi. Le indagini sono state portate avanti fino al 1993, tutte senza successo. La Foca monaca dei Caraibi è stata ufficialmente dichiarata estinta nel 1996. Questa foto (1910) mostra una Foca monaca dei Caraibi alla New York Zoological Society. foto distribuzione Foca monaca delle Hawaii Caratteristiche - In questa specie le femmine raggiungono una lunghezza di circa 2,3 metri e un peso che si aggira sui 270 kg; i maschi invece, più piccoli, contrariamente alle altre specie, misurano 2,1 metri pesano circa 230 kg. Gli adulti hanno il pelo grigio argento sul dorso e color crema su gola, petto e ventre. Macchie chiare possono trovarsi sul corpo. I maschi e molte femmine mutano il colore della pelliccia verso il marrone scuro o il nero con l'età. Molte foche monache delle Hawaii hanno una tinta rossa o verde a causa della crescita di alghe. Abitudini - Questa specie non migra, anche se individui singoli possono disperdersi su lunghe distanze. E' un animale che tende a essere solitario, sia sulla terra che in acqua, anche se le femmine qualche volta possono allevare cuccioli di altre femmine. le femmine con i cuccioli sono estremamente sensibili al disturbo; possono minacciare e se necessario attaccare gli invasori. Le femmine digiunano 2-3 mesi dopo aver svezzato i loro cuccioli. Queste foche sono in primo luogo notturne, riposando durante il giorno e andando alla ricerca del cibo di notte. Le femmine maturano verso il quinto anno. Solo il 60-70 % delle femmine adulte partorisce in un dato anno. L'accoppiamento avviene sott'acqua. La maggior parte delle nascite avviene da marzo a giugno dopo una gestazione di 11 mesi (incluso un periodo di impianto embrionale ritardato). Le femmine danno alla luce i loro piccoli (generalmente uno a parto) su spiagge sabbiose con o senza ombra, e spesso su quelle sassose di Necker Island. I nati sono lunghi circa un metro e hanno un pelo soffice e scuro che muta nel giro di 3-5 settimane in un mantello blu-argento sul dorso e bianco-argento sul ventre. Vengono svezzati verso le 6 settimane. I maschi sono in rapporto 3:1 con le femmine, così quando un gruppo di maschi individua una femmina in estro spesso la assale, infliggendo nel loro ardore ferite serie o mortali ai compagni. Si nutrono di una varietà di pesci, cefalopodi e crostacei. Distribuzione - Queste foche vivono sulle piccole e disabitate isole nord-occidentali delle Hawaii. I siti principali sono le isole di Nihoa e Necker, French Frigate Shoals, le barriere coralline Pearl ed Hermes, l'atollo Kure, e le isole di Laysan, Lisianski e Midway. Conservazione - Queste foche monache sono "geneticamente addomesticate" e perciò facili da trovare e uccidere. Questo le rende vulnerabili ad una rapida scomparsa. Nel 1824 probabilmente si uccise l'ultima foca monaca del Pacifico. Ovviamente continuarono a sopravvivere, probabilmente su spiagge a cui era difficile accedere dal mare. La specie ha continuato il suo declino a causa del disturbo dell'uomo, predazione da parte degli squali e malattie. Sono state dichiarate in pericolo nel 1976. Al momento attuale vivono circa 1200 individui. Le più grandi minacce sono: 1. Il disturbo alle madri durante la stagione dell'accoppiamento (questo fa in modo che la madre cerchi un nuovo sito per partorire e allevare); 2. Ciguatera, ovvero una forma di intossicazione causata dal consumo di pesci tropicali e subtropicali che hanno accumulato delle tossine naturali attraverso la loro alimentazione; 3. Attacchi da parte di squali. Altri aspetti - Sembra si siano adattate ai climi caldi rimanendo inattive durante il giorno. Un altro aspetto unico della loro biologia è che la struttura delle loro orecchie è molto primitiva. Hanno inoltre le basi di tibia e fibula non fuse. foto foca foto distribuzione
  7. bardo

    Pulizia

    Un modo in più per rettificare delle informazioni più o meno errate, no? Nessuno qui ama polemizzare perchè ognuno porta un po' del suo per arricchire gli altri e se stesso, con l'unico scopo di creare il benessere per i nostri animali.
  8. bardo

    Pulizia

    Ovviamente quoto tiberts. 1. La gabbia non deve mai essere rotonda, perchè causa disorientamento all'animale. 2. I trespoli non devono essere troppo vicini perchè l'animale in questo modo non riesce a muoversi. 3. Trapezi, giochi e quant'altro credo si usino per pappagalli e affini, non per canarini.
  9. bardo

    Pdg

    In teoria sì, ma te lo sconsiglio caldamente, perchè come ha fatto notare tiberts possonoi comparire problemi come ad esempio la depressione consanguinea: in pratica vengono a ridursi prestazioni come il numero di uova deposte, la vitalità dei pulli e il loro tasso d’accrescimento.
  10. bardo

    Pdg

    Potrebbe darsi che sia una coppia giovane ancora inesperta.
  11. Togli nido e uova e limita le ore di luce diurna.
  12. bardo

    Pulizia

    Ti ricordo di scrivere minuscolo perchè maiuscolo equivale a urlare. Dalla scheda "Canarini" di animalinelmondo.com La forma ideale della gabbia è quella rettangolare. Le dimensioni devono essere sviluppate più in senso orizzontale che verticale, e quelle ideali minime sono di 100-120 cm x 30 x 30. La gabbia deve essere robusta, pratica da pulire e senza tante decorazioni. Se lo lasci libero in casa sa volare, ma te lo sconsiglio vivamente, perchè non essendo addomesticato e sicuramente spaventato andrà ovunque rischiando di farsi male seriamente.
  13. bardo

    Passeri Del Giappone

    Può essere che la tua coppia di Passeri del Giappone (Lonchura striata domestica) sia ancora giovane e inesperta. Accade che i Passeri del Giappone siano utilizzati come balie per uova e piccoli e penso che sia possibile anche con dei Diamanti mandarino.
  14. Ciao! Non saprei, anche una mia cocorita fa lo stesso e la gabbia è enorme...per cui credo che lo faccia per la semplice voglia di farlo!
  15. bardo

    Polli E Altri Animali

    Ti ricordo che è vietato parlare di macellazione. Tra le razze adatte alla produzione di uova si possono ricordare: *la Livornese è una eccellente produttrice di uova a guscio bianco (da una media di 280 uova all'anno fino a 300-320; *l'Ancona è una buona produttrice di uova a guscio bianco; *la Padovana è una buona produttrice di uova grosse con guscio bianco. Tra le razze adatte alla produzione di carne si possono ricordare: *la Bionda Piemontese; *la Bianca di Saluzzo. Oggi però si allevano soprattutto ibridi commerciali.
  16. Sarebbe opportuno, per evitare l'insorgere di problemi di salute, limitare le cove a non più di 3 all'anno. Togli il nido e limita le ore di luce diurna. Ciao!
  17. bardo

    Accoppiamento Cocoriti

    Le cocorite sono solite deporre, in media, 4 o 5 uova a covata, anche se il loro numero può aumentare. A una settimana dall'accoppiamento avviene normalmente la deposizione del primo uovo. L'incubazione inizia dopo circa 3 giorni dalla deposizione del primo uovo e dura dai 19 ai 23 giorni. Ciao!
  18. Nella Tortora diamantina (Geopelia cuneata) la femmina, che pure è molto simile al maschio, si differenzia da questo per avere un piumaggio che tende più al marrone di quello dell'altro sesso e per avere la pelle periorbitale di un rosso meno vivido rispetto a quella del maschio. qui puoi vedere bene la differenza. Ciao!
  19. Tra i principali costituenti delle miscele di sementi si trovano i semi di girasole (bianco o nero), la scagliola, l'avena (decorticata), la canapa, il miglio bianco, il ravizzone, il lino, il frumento, il grano, il panico sia sciolto che in spighe. Offri più tipi di alimento, spighe di panico, un buon secco per calopsitte, estruso, frutta, verdura, più alimenti diversi offrirai e più lei sarà stimolata nel provare ed assaggiare; tutto ciò ovviamente sempre in piccole quantità. La metionina è un aminoacido essenziale e deve quindi essere introdotta nel corpo con la dieta, mentre quelli non essenziali possono essere prodotti direttamente dal nostro corpo. Si trova in buona quantità in carne, formaggio, fagioli, lenticchie, uovo. Aiuta nella ripartizione dei grassi e quindi impedisce un accumulo dei grassi nelle arteria. Inoltre, la metionina dell'aminoacido è un importante antiossidante perchè contiene zolfo che inattiva i radicali liberi. Lo iodio, seppur in minime quantità, riveste un ruolo biologico essenziale nell'organismo. Gli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroide, la tiroxina e la triiodotironina, contengono iodio; questi ormoni agiscono sul metabolismo corporeo aumentando la temperatura dell'organismo ed accelerando il consumo di cibi. Nel corso della vita giovanile, la tiroxina, in collaborazione con altri ormoni controlla l'accrescimento. La Yucca schidigera è usata per il controllo degli odori delle feci. Un suo estratto viene utilizzato come medicinale per il trattamento di diverse malattie umane quali colesterolo, sindrome del tunnel carpale e artrite. Credo si parli del cardo mariano (Silybum marianum, fam. Asteracee); è una pianta che cresce in Europa meridionale e occidentale, Nord America e Sud America, presente dall'Uruguay al Cile all'Ecuador, e Australia, ha i fiori color porpora, raramente di colore bianco. I semi di Cardo Mariano (frutti) sono utilizzati da 2000 anni per i disturbi epatici, se ne ha una menzione da parte di Plinio nel I sec. Recentemente, i numerosi lavori effettuati su modelli animali affetti da lesioni epatiche, organi isolati e colture di epatociti, hanno dimostrato l’utilità di questa pianta sul funzionamento del fegato. Si è infatti riscontrato che la somministrazione di estratti di cardo mariano sopprime o diminuisce l’effetto delle sostanze epatotossiche che inducono la necrosi o la cirrosi epatica. La pianta deve le sue proprietà ad alcuni costituenti chimici particolari, estratti dai frutti: i flavonolignani (sono dei complessi di bioflavonoidi che sono dei componenti di molti frutti e verdure; i bioflavonoidi sono detti anche vitamina C2, vitamina P, flavoni, etc.). La miscela di questi flavonolignani viene chiamata «silimarina» (silibina, silicristina e silidianina). La silimarina agisce direttamente sugli epatociti (le cellule del fegato) e rende più difficile l’assorbimento delle tossine, consentendo la rigenerazione del tessuto del fegato. Inoltre, sembra che la silimarina agisca contro i radicali liberi, impedendo a certi prodotti tossici per il fegato di danneggiarne le membrane. Per ogni delucidazione, chiedi pure! Ciao!
  20. bardo

    Calopsite

    Esatto, meglio far fare l'operazione ad un veterinario!
  21. Una cosa che mi ha sempre affascinato, e che dimostra ancora una volta quanto gli uccelli siano degli animali speciali. Parliamo di Berta maggiore (Calonectris diomedea), un uccello pelagico che vive tutto l'anno in mare aperto e ritorna a terra esclusivamente per riprodursi. L'approvvigionamento d'acqua dolce per questo uccello, abituato a vivere per gran parte dell'anno in mare, non è un problema: la natura infatti lo ha dotato di "ghiandole del sale specializzate" che permettono di eliminare dal sangue i sali in eccesso e conservare l'acqua dolce per evitare la disidratazione. Queste ghiandole sono situate in prossimità degli occhi e sboccano nelle narici, narici che sono di loro notevoli dimensioni, tanto che appaiono quasi come una parte accessoria del becco. foto berta dovrebbero notarsi le narici Due curiosità (ci vogliono anche le "note di colore" ogni tanto): Si dice che la berta sia in grado di "camminare sull’acqua". Giunta in mare, utilizzando esclusivamente le zampe e le ali per equilibrarsi, "cammina" catturando il cibo sulla superficie dell’acqua. Nell’antica Grecia si pensava che il lamento dei maschi (versi piuttosto striduli, simili al pianto di un bambino o al verso dei gatti in calore) fosse quello dei guerrieri di Diomede uccisi in battaglia.
  22. Avevo sentito parlare di questa tartaruga, e anche di molte leggende metropolitane su di essa. Ho letto che in cattivita', se iperalimentata, puo' raggiungere anche i 35 kg di peso! Brividi...
  23. bardo

    Il Pellicano

    Parliamo un po' del pellicano, un uccello non molto conosciuto e, a mio parere, molto simpatico. Pelecanus è l'unico genere della famiglia Pelecanidae. Comprende 8 specie, tutta di grossa taglia. Pellicano bruno (Linnaeus, 1766, Pelecanus occidentalis) foto Presenta notevoli dimensioni, ali larghe, becco lungo e dotato di una sacca di pelle nuda sotto la mandibola inferiore in cui viene trattenuto il cibo. Il piumaggio è di color marrone grigio uniforme, più chiaro sul petto e sul ventre. Il becco è di color giallo pallido. Gli immaturi sono privi delle tonalità marroni. Vive nelle coste marine, estuari, zone palustri dell’ America centrale e meridionale. Frequenta le coste rocciose in prossimità di acque marine limpide e poco profonde nelle quali si procura il cibo tuffandosi fino a notevoli profondità. Il nido viene posto in colonie molto popolose nelle cavità del terreno o alla base dei cespugli, imbottito di sostanze vegetali e ramoscelli. La covata è di due o tre uova ed è incubata dai due sessi per circa 4 settimane. Sono presenti 5 sottospecie: Pellicano bruno (Linnaeus, 1766, Pelecanus occidentalis occidentalis): è la specie nominale. Pellicano bruno orientale o della Carolina (Gmelin, JF, 1789, Pelecanus occidentalis carolinensis: questa sottospecie è presente sulla costa atlantica degli Stati Uniti da New Yok fino alla Florida. Continua per il Golfo del Messico per tutta la costa dalla Florida al Texas, tutto il Messico e l'America centrale fino al nord dell'America del Sud in Colombia e Venzuela. Si è riprodotto nelle isole di Margaritas, Venezuela, Aruba e Trinidad. Colonie considerabili nell'isola Pearl di Panama. E' comune vederlo volare sopra il canale in entrambe le direzioni. Pellicano bruno della California (Ridgway, 1884, Pelecanus occidentalis californicus): questa sottospecie è presente sulle isole del Golfo di California e lungo la costa da Baja California alle isole West Anacapa e Santa Barbara nel sud della California. Pellicano bruno di Murphy (Wetmore, 1945, Pelecanus occidentalis murphyi): naturale della costa nord del Pacifico dell'America del Sud. Lo si incontra dalla Colombia fino al sud dell'Ecuador. Pellicano bruno delle Galapagos (Wetmore, 1945, Pelecanus occidentalis urinator): questa sottospecie è endemica dell'arcipelago delle Galapagos. Si stima che la popolazione attuale sia di circa 3000 esemplari. Pellicano del Perù (Molina, 1782, Pelecanus thagus) foto Vive sulla costa occidentale del Sud America, dall'isola Lobos de Tierra in Peru a Pupuya Islet in Cile. Questi uccelli sono di colore scuro con una striscia bianca che parte dalla punta del becco, sale in cima alla testa e scende ai lati del collo. Hanno dei lunghi ciuffi di piume in cima alla testa. La stagione di riproduzione preferita va da sttembre a marzo; vengono deposte da 2 a 3 uova che sono incubate per circa 4 o 5 settimane. Si nutrono di diverse specie di pesci, con una netta prefernza per le acciughe peruviane. Si nutre tuffandosi come il suo parente prossimo, il Pellicano bruno. Pellicano bianco americano (Gmelin, 1789, Pelecanus erythrorhynchos) foto Il Pellicano bianco americano è un grande uccello bianco con parti delle ali nere e un lungo e largo becco arancione. Ha un'apertura alare di circa 3 metri. Al contrario del Pellicano bruno, il Pellicano bianco americano non si tuffa per catturare il cibo, ma pratica una pesca in cooperazione. Ogni uccello si nutre di circa 2 kg di pesce al giorno, soprattutto carpe, persici dorati, pesci gatto e lucci. Nidificain colonie di diverse centinaia di coppie in isole situate in remoti laghi di acuqa dolce e salmastra nel continente nordamericano. La femmina depone 2 o 3 uova che cova in una depressione poco profonda del terreno; entrambi i genitorisi occupano della loro incubazione. Sverna nella California centrale e lungo la costa pacifica del Guatemala; inoltre lungo le coste del Golfo del Messico. La più conosciuta causa di mortalità è il bracconaggio. Le colonie sono sensibili al disturbo e le visite dell'uomo possono causare, da parte dei genitori, l'abbandono del nido. Questa specie è protetta dal Migratory Bird Treaty dal 1972. Curiosità: durante la stagione dell'accoppiamento, sul becco cresce una sorta di protrusione che poi regredisce. Pellicano comune o Pellicano bianco (Linnaeus, 1758, Pelecanus onocrotalus) foto La sua apertura può raggiungere i 3 metri. È alto quasi 180 cm e pesa circa 11 kg, è un uccello talmente voluminoso da essere al limite delle possibilità di volo. Il corpo è ricoperto quasi interamente di piumaggio bianco, ad eccezione delle punte delle ali che sono macchiate di nero. Le zampe sono corte in proporzione al corpo, ma hanno enormi membrane interdigitali che gli danno una vasta base di propulsione durante i suoi spostamenti in acqua, oltre ad essere un elemento fondamentale quando l'uccello atterra planando. Per diminuire la velocità, infatti, il pellicano stende completamente le zampe e l'attrito con i piedi palmati provoca lo scivolamento sulla superficie dell'acqua. Il becco, di colore giallo, è straordinariamente lungo e la punta ha forma di gancio per afferrare le prede. Nella parte inferiore del becco ha una membrana priva di piume e molto elastica; funge da rete da pesca, dato che quando il pellicano cattura le prede mantiene il becco aperto e permette che i pesci penetrino nel sacco membranoso assieme all'acqua. Il pellicano comune vive sulle coste, nei laghi e nei fiumi di Europa, Asia e Nord Africa. Le tecniche di pesca di questa specie sono varie. È capace di tuffarsi con picchiate sorprendenti per catturare i pesci a una certa profondità, ma la tecnica più incredibile è quella che viene sviluppata in gruppo, vista la coordinazione necessaria di tutti i membri. Riuniti in semicerchio, i pellicani introducono la parte inferiore del becco in acqua e creano una barriera attorno ai banchi di pesci fino a circondarli completamente. A questo punto ciascun pellicano cattura la maggior quantità possibile di pesce con il suo sacco membranoso. L'acqua, che inevitabilmente penetra nella sacca con i pesci, viene evacuata dalla fessura del becco prima di ingerire il cibo. L'utilità di questo sacco golare va oltre alla cattura dei pesci. Dato che è particolarmente irrorato e molto sottile, il pellicano lo usa anche come radiatore termico. Le temperature che si raggiungono nelle lagune delle zone africane in cui vive possono essere molto elevate, quindi il becco serve come regolatore della temperatura interna. In epoca di allevamento della prole, i piccoli ricevono il cibo rigurgitato dai genitori dall'interno della sacca. I pulcini vengono alla luce nel nido costruito dai genitori, che consiste in una sommaria conca nel terreno senza quasi nessun materiale di rivestimento. Qui passano tra i 65 e i 70 giorni, alimentati da entrambi i genitori. Nel corso delle prime due settimane ricevono il cibo liquido rigurgitato dai genitori nella sacca membranosa, ma man mano che crescono la poltiglia diventa più consistente. Prima ancora di essere interamente ricoperti di penne, i piccoli abbandonano il nido e si riuniscono in gruppi, mentre gli adulti vanno in cerca di cibo. Al ritorno, i genitori devono cercare i loro piccoli fra i giovani del gruppo. All'inizio i pulcini non sanno chiedere il cibo ai genitori, che li scuotono per incoraggiarli a reclamarlo; a partire dalle sei settimane di vita è invece la prole a riconoscere i genitori e a chiedere loro il cibo. A due mesi e mezzo circa il piumaggio dei piccoli è già completamente sviluppato e questi si rendono indipendenti, anche se raggiungeranno la maturità sessuale solo al terzo o quarto anno di vita. Pellicano riccio o Pellicano della Dalmazia (Bruch, 1832, Pelecanus crispus) foto Questo taxon viene considerato una sottospecie di Pelecanus philippensis sensu lato da alcuni autori. Occupa una larga, frammentata zona dalla Yugoslavia, a Grecia, Albania e Turkey in occidente fino alla Cina in oriente, e a sud fino al continente indiano. L'accoppiamento e l'allevamento avvengono in piccole colonie; entrambi i partners prendono parte alla costruzione del nido che è foderato di erba e muschio. I tipi più frequenti sono nidi galleggianti vicino all'acqua. Il numero di uova deposte varia da 1 a 6, generalmente 2 o 4, che vengono incubate generalmente dalla femmina per 33-40 giorni. I Pellicani ricci sono spesso accompagnati dai Pellicani bianchi. Piccoli gruppi di pellicani possono catturare il pesce a varie profondità. Da settembre il loro numero di riduce e la maggior parte lascia l'area alla fine del mese. I luoghi di svernamento sono situati in Iraq, Iran, Pakistan e India. Pellicano rossiccio (Gmelin, 1789, Pelecanus rufescens) foto Il Pellicano rossiccio vive stanzialmente in Africa, Arabia del sud e Madagascar in paludi e laghi poco profondi. Il nido è una larga catasta di bastoncini, in cui vengono deposte 2 o 3 uova. I piccoli si alimentano inserendo la testa nella sacca delgi adulti e prendendo parte del pesce già digerito. E' un piccolo pellicano, ma l'apertura alare è di circa 2,4 metri. E' più piccolo e più grigio del Pellicano bianco. Il pioumaggio è grigio e bianco, con schiena rosa. La punta del becco è gialla e la sacca è generalmente grigiastra.Gli adulti nella stagione dell'accoppiamento hanno, sul capo, un lungo ciuffo di piume. Il cibo è costituito generalmente da pesce e anfibi, ed è ottenuto generalmente cacciando in gruppo. Pellicano grigio (Gmelin, 1789, Pelecanus philippensis) foto Questo taxon viene considerato una sottospecie di Pelecanus philippensis sensu lato da alcuni autori. In pratica Pelecanus philippensis è stato diviso in 2 specie * Pelecanus crispus * Pelecanus philippensis Il Pellicano grigio vive nel sud dell'Asia dall'India all'Indonesiais E' un uccello che frequente grandi zone acquatiche dell'interno e della costa, specialmente laghi poco profondi. Il nido è una catasta di vegetazione su di un albero; il nido ospita da 3 a 4 uova. E' un piccolo pellicano, lungo 125-150 cm. E' per gran parte bianco, con cresta, parte posteriore del collo e coda grigi. Nel piumaggio, durante il periodo dell'accoppiamento, appare un tono rosa sotto le ali, zona che è bianca nel resto del tempo. I soggetti immaturi sono bruni. nella stagione dell'accoppiamento ci sono macchie grigie sul becco rosa (donde il nome inglese Spot-billed Pelican). E' un residente sedentario con locali movimenti ed è maggiormente distribuito fuori dalla stagiane degli amori. A causa della perdita continua dell'habitat e del disturbo, questo pellicano è valutato come vulnerabile nella lista rossa delle specie minacciate dell'IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources). Pellicano australiano (Temminck, 1824, Pelecanus conspicillatus) foto E' un groso uccello che vive nell'interno e sulle coste di Australia e Nuova Guinea, e anche nelle Fiji, in parte dell'Indonesia e come errante in Nuova Zelanda. Sono lunghi circa da 1.6 a 1.8 metri con una apertura alare che varia da 2.3 a 2.5 metri; pesa dai 4 ai 7 kg. Sono di colore prevalentemente bianco con ali bianche e nere con un pallido becco rosato. Questi uccelli preferiscono larghi spazi acquatici senza troppa vegetazione. L'ambiente circostante è indifferente: può essere foresta, prateria, deserto, parchi; è necessario che ci sia solamente una buona quantità di pesce. Sono presenti 2 sottospecie: Pelecanus conspicillatus conspicillatus Pelecanus conspicillatus novaezealandiae, Scarlett, 1966. Worthy (1998) però, rivedendo nuovi materiali, determinò che le ossa trovate nel 1947 e attribuite a questa nuova sottospecie non potevano essere separate dalla popolazione australiana.
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