
bardo
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Esatto, il nido adatto per la cocorita è quello di legno a cassettina col fondo concavo. Le dimensioni consigliate sono 18X15X15 cm. Non è necessario fornire del materiale per la costruzione del nido, perchè la femmina depone le uova proprio nella concavità del fondo. Prego!
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Ha deposto 2 uova nel senso che sono le sue prime uova (e quindi in questo caso posso suppore che la tua coppia sia alle prime armi e che quindi si sia mangiato l'uovo o l'abbia rotto inavvertitamente) oppure sono le prime uova di questa covata?
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La cocorita (Melopsittacus ondulatus) raggiunge la maturità sessuale attorno al 10 mese di vita; è un uccello prolifico e può riprodursi tutto l'anno, anche se come sempre vale il discorso di non far riprodurre eccessivamente i due individui, per evitare di pregiudicare il loro stato di salute. Ciao!
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In Italia sono presenti due generi di salamandre, Salamandra e Salamandrina: Salamandra Salamandra atra: Alpi orientali Salamandra lanzai: endemica delle Alpi Cozie, si trova in particolare sul massiccio del Monviso, in val Germanasca, valle Po, val Pellice, nella valle del Guil Salamandra salamandra e sottospecie Salamandrina Salamandrina perspicillata: negli Appennini dalla Liguria al fiume Volturno (Campania) Salamandrina terdigitata: negli Appennini dal fiume Volturno (Campania) alla Calabria da www.herp.it (tradotto) Tutte sono inserite nella lista rossa delle specie minacciate della IUNC (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources).
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Nella mia completa e totale ignoranza su questo genere di cose, che pesce è quello a bande arancioni e nere, simile pure all'avatar di #include? E poi, pare a me o ha il "muso" un po' allungato?
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Credo che il tuo pesce coltello sia un Apteronotus albifrons! Che bell'acquario! E quanti pesci! Ciao!
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Così su due piedi non saprei cosa dirti. Il tuo Passero del giappone può essere morto per le cause più diverse. Mi dispiace.
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L'ordine dei Piciformi comprende, tra le altre, la famiglia Capitonidae che annovera quegli uccelli chiamati di volta in volta o Barbuti o Capitoni. I Barbuti hanno una distribuzione mondiale a livello tropicale, spaziando dal Sud America all'India, anche se il maggior numero di specie si trova in Africa. I Barbuti sono uccelli tozzi, con un collo corto e una testa grande. Prendono il loro nome dal ciuffo che orla il loro pesante becco. Molte specie fanno sfoggio di vivaci colori. Sono uccelli arboricoli, e costruiscono il nido nelle cavità degli alberi: generalmente il numero delle uova varia da 2 a 4. Si nutrono di frutti ed insetti che trovano nel loro ambiente. La famiglia Capitonidae comprende ben 13 generi e numerose specie diffuse, come già accennato, dall'America all'Asia. Purtroppo poco esiste in italiano, qui di seguito riporto due specie: Qui una scheda sul Capitone ramfastino (Semnornis ramphastinus) Qui una scheda sulla Megalaima dalla fronte rossa (Megalaima haemacephala)
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Posso assicurarti che le informazioni sulla conformazione ossea degli arti del cavallo che qui ti abbiamo dato sono corrette (studio veterinaria). Qui puoi vedere l'effettiva struttura del "dito" di cavallo.
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Ha ragione sara84, monodattilo significa proprio "con un solo dito". Il cavallo (come pure tutti i rappresentanti del genere Equus) presenta l'atrofia di tutti i metatarsali e metacarpali e delle falangi ad eccezione del terzo dito. All'ordine dei Perissodattili appartengono, oltre al cavallo (e simili), anche rinoceronti e tapiri.
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La presenza della medusa d'acqua dolce è connessa con la qualità dell'acqua o con la qualità della pesca? A questo punto, non lo sappiamo. La medusa d'acqua dolce è stata trovata in una varietà di tipi di acqua. Le abbiamo osservate in acque che spaziano da quelle cristalline delle cave di roccia agli stagni. Ricerche preliminari indicano che acque con alti valori di cloruri non favoriscono la comparsa delle meduse d'acqua dolce. Si spera che ulteriori ricerche risponderanno a questa domanda. L'impatto della medusa sulla pesca è un'altro argomento a cui è difficile rispondere. Le meduse possono avere un effetto sulla popolazione di zooplankton di cui normalmente i pesci si nutrono, influendo in tal modo sulla crescita dei pesci. Ciò, comunque, dipende da diversi fattori: dimensioni dello stagno, dimensioni dei pesci, tempo di sviluppo e interazione delle popolazioni di pesci, zooplankton e meduse, presenza di zooplankton, etc. Un'altra possibilità è che i pesci si nutrano di meduse e che perciò non siano interessanti alle esche usate per la pesca. da www.jellyfish.iup.edu Ho poi trovato (e traduco): 1. Il ritmo del turnoover dell'acqua in Craspedacusta sowerbyi varia da 600% a 1200% l'ora. 2. Il ritmo del turnover del sodio varia dal 2% al 30% l'ora. 3. La regolazione ionica e la regolazione del volume sono assolte nella medusa con l'evacuazione di una soluzione ipertonica attraverso il manubrio.
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I giovani sono sessualmente maturi intorno all'anno d'età, quando iniziano a riprodursi regolarmente (i maschi qualche volta sono fecondi già verso i 4 mesi). Normalmente però diventano buoni genitori solo al secondo anno di vita. La deposizione (4-6 uova) di solito avviene da maggio a settembre.
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[...] Although the dingo is not considered threatened or endangered, pure populations in Australia and Asia are at risk of complete hybridization due to interbreeding with domestic dogs. [...] The general public is banned from owning dingos as pets (Corbett 1995). Nonostante il dingo non sia considerato minacciato o in pericolo, le popolazioni pure in Australia e Asia sono a rischio di completa ibridizzazione a causa dell'incrocio con il cane domestico. [...] Al pubblico è vietato possedere esemplari di dingo come animali domestici. (Corbett 1995). da animaldiversity.ummz.umich.edu/site/index.html
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e la domanda che tu lasci è anch'essa un gesto tuo, all'ombra delle croci. E. Montale Ciao Kiaretta
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Riporto da www.associazioneitalianapappagalli.it Dopo un decennio di ricerche, un appassionato di bird watching ha scoperto una nuova specie di pappagallo nel Queensland. Il regista e documentarista John Young ha scoperto il raro pappagallo dalla fronte blu in una fitta foresta del Queensland dopo una estenuante ricerca. Il sito esatto del ritrovamento non è stato reso noto. Nonostante Mr Young sapesse dell’esistenza di questo uccello da ben 10 anni, sono recentemente ha rinvenuto prove del fatto che il pappagallo in questione è diverso dal Cyclopsitta diphthalma coxeni. Si sa che in Australia ci sono tre tipi di Cyclopsitta e che tutti e tre sono ritenute sottospecie del pappagallo dei fichi. Lindy Nelson-Carr, Ministro per l’ambiente delle Queensland, ha affermato che il pappagallo dalla fronte blu rappresenta una quarta sottospecie del pappagallo dei fichi o una specie a parte. Ella afferma che il servizio Parchi e ambiente delle Queensland ha ricevuto nel decennio scorso segnalazioni della presenza di questo pappagallo nella regione del Burnett, nel Sunshine e nella zona delle Costa d’oro, ma senza supporto di foto, di esemplari o di registrazioni sonore. Il naturalista John Gould descrisse il primo pappagallo di questa specie in Australia 130 anni fa. N.B. I Parrocchetti o Pappagalli dei fichi sono psittacidi originari della Nuova Guinea e dell'Australia e hanno in comune la predilezione in natura per le molte varietà di fichi selvatici presenti nel loro habitat. Da un punto di vista della nomenclatura sono divisi in due famiglie: i Psittaculirostris e gli Opopsitta o Cyclopsitta. Psittaculirostris Parrocchetto dei fichi di Edwards (Psittaculirostris edwardsii) Parrocchetto dei fichi di Salvadori (Psittaculirostris salvadorii) Parrocchetto dei fichi di Desmarest (Psittaculirostris desmarestii) Psittaculirostris desmarestii desmarestii Psittaculirostris desmarestii intermedia Psittaculirostris desmarestii occidentalis Psittaculirostris desmarestii blythii Psittaculirostris desmarestii godmani Psittaculirostris desmarestii cervicalis Opopsitta o Cyclopsitta Parrocchetto dei fichi dagli occhiali (Cyclopsitta diophthalma) Cyclopsitta diophthalma diophthalma Cyclopsitta diophthalma aruensis Cyclopsitta diophthalma coccineifrons Cyclopsitta diophthalma virago Cyclopsitta diophthalma inseparabilis Cyclopsitta diophthalma macleayana Cyclopsitta diophthalma coxeni Cyclopsitta diophthalma marshalli Parrocchetto dei fichi a petto arancio (Cyclopsitta gulielmitertii)Cyclopsitta gulielmitertii gulielmitertii Cyclopsitta gulielmitertii melanogenia Cyclopsitta gulielmitertii nigrifrons Cyclopsitta gulielmitertii ramuensis Cyclopsitta gulielmitertii fuscifrons Cyclopsitta gulielmitertii amabilis Cyclopsitta gulielmitertii suavissima In natura oltre che di fichi si nutrono di frutta in generale, nettare, fiori, insetti e relative larve. In cattività sono decisamente molto rari e godono della triste fama di uccelli delicati. In realtà se ben acclimatati e mantenuti nelle giuste condizioni si rivelano uccelli robusti ed alquanto prolifici. Non sono consigliabili ad allevatori poco esperti perché comunque necessitano di attenzione costante. Cyclopsitta diophthalma coxeni Cyclopsitta gulielmitertii
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Il Diamante mandarino non ha bisogno di integrare la sua alimentazione con un supporto proteico di questo tipo, è sufficiente un buon misto e del pastoncino ma non c'è nessuna controindicazione alla loro somministrazione, alcuni le mangiano volentieri. Ciao ciao
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Ciao! Questi sono Diamanti Mandarino (Taeniopygia guttata castanotis). Questo è un Passero del Giappone (Lonchura striata domestica).
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Sinceramente non saprei fornirti un'indicazione precisa delle dimensioni, indicativamente 100 x 100 x 150. Ma ripeto che non sono sicuro, in commercio ce ne sono di tutte le misure e forme. Si, sul balcone va bene, ma a patto che sia riparato.
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Credo che kay intenda che, se è di allevamento, una volta liberata in natura non sarà in grado di procacciarsi da sola il proprio nutrimento. Se la tieni, non è opportuno che tu la alloggi in una gabbia, sicuramente le modeste dimensioni di una gabbia la farebbero soffrire (a meno che tu non compri una gabbia molto grande, ma allora si può già parlare di voliera). Una voleria, se hai lo spazio necessario, è l'ideale per una colomba. Detto ciò, con le temperature attuali sarebbe meglio che, se la alloggi all'esterno, ciò avvenga in un luogo riparato. Davvero? Fortunata!
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Beh, per prima cosa puoi informarti se per caso è fuggita a qualcuno, e controllare se è ferita o meno. In caso contrario, è sempre difficile consigliare se liberarla o no. Nel caso tu possa fornirle un'adeguata sistemazione, una giusta ed equilibrata alimentazione, e sappia prenderti cura di lei, puoi tenerla, ma ovviamente questo sta a te che l'hai trovata, e io posso solo limitarmi nel consigliarti.
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La maggior parte del mondo venne a conoscenza dell'ornitorinco (Ornithorhynchus anatinus, Shaw 1799) nel 1939 (benchè scoperto dagli europei alla fine del '700, quando una pelle fu mandata in Gran Bretagna per essere esaminata dalla comunità scientifica) quando la rivista National Geographic pubblicò un articolo sull'ornitorinco e sui tentativi di studiarlo e allevarlo in cattività. Questa si è rivelata un'impresa molto difficile; solo pochi cuccioli sono stati allevati con successo finora. Da notare i risultati ottenuti all'Healesville Sanctuary dello stato di Victoria (Australia) nel 1943, nel 1998 e nel 2000. Il Taronga Zoo di Sydney ebbe due gemelli nel 2003, e un'altra nascita nel 2006. Tassonomia Classe: Mammalia Sottoclasse: Prototheria Ordine: Monotremata Famiglia: Ornithorhynchidae Genere: Ornithorhynchus Specie: Ornithorhynchus anatinus I predatori dell'ornitorinco sono le volpi, gli uccelli predatori e soprattutto i coccodrilli. In passato venivano cacciati dall'uomo, ma ora sono protetti da leggi quali il National Parks and Wildlife Act del 1974. L'ornitorinco non sembra essere in immediato pericolo di estinzione grazie alle misure di conservazione, ma la sua sopravvivenza è messa in discussione da inquinamento, reti e filamenti (in cui può rimanere intrappolato), dighe, irrigazione. La IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) ha posto l'ornitorinco nella sua Lista Rossa. Alcune informazioni per un tuo eventuale (ma credo anche impossibile) allevamento di questo animale: 1. L'ornitorinco è un carnivoro. Si ciba di vermi e larve di insetti, gamberi d'acqua dolce che scava nel letto del fiume con il muso o che cattura nuotando. 2. La tana nido ( che si disfferenzia dalla tana in cui l'animale vive quotidianamente) può essere sviluppata fino a 7 metri di altezza e 18-20 metri di lunghezza. Si è creduto a lungo che l'entrata delle due tane fosse per la maggior parte sopra il livello dell'acqua, ma è stato mostrato che le entrate delle tane sono spesso sott'acqua. 3. Il maschio ha degli speroni velenosi (il veleno è prodotto in alcune ghiandole) alle caviglie, usati nei combattimenti territoriali e nelle dispute per la compagna. 4. Dubito che esistano esemplari di ornitorinco in vendita, e se pure esistessero non avrebbe senso portarseli fino in Svizzera, un luogo totalmete diverso dal loro ambiente di origine. Per concludere brevemente: l'ornitorinco necessita per la sopravvivenza di enormi spazi, specchi d'acqua, rive adatte per lo scavo delle tane, canneti con cui poi le fodera, alimentazione particolare, clima adatto. Solo un buon zoo (o parco naturalistico) può allevare questo animale. Spero di esserti stato utile. Ciao!
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In internet, da it.geocities.com/iveemci/caledonia.html, ho trovato questo, se ti è utile: Geco Gigante della nuova Caledonia (Rhacodactylus leachianus) Nuova Caledonia: caratteristiche dell’Isola. L’isola è lunga 400 Km e larga 65 e presenta una serie di isole satelliti (la più famosa ed interessante dal punto di vista erpetologico è l’Isola dei Pini). Una catena montuosa (1.540 mt. max.) divide in due parti (est-ovest) l’isola. Per questo motivo sono presenti due settori climatici: zona est con elevata piovosità e vegetazione costituita da foreste pluviali, e zona ovest con scarsa piovosità e savane e foreste semiaride. Rhacodactylus: come sono in natura. I Rhacodactylus sono gechi di medio-grandi dimensioni (dai 17 ai 45 cm) dall’aspetto estremamente mimetico e dalla biologia ed etologia molto interessanti. I Rhacodactylus vivono esclusivamente nelle fitte foreste pluviali (ad eccezione degli auriculatus che vivono nei così detti Maquis, caratterizzati da una vegetazione ad arbusti) In natura questi animali vivono sugli alberi tra i 3 e i 30 mt. dal suolo. Per questo motivo non è facile osservarli nel loro habitat, nonostante siano presenti abbondantemente Rhacodactylus: mantenimento in terrario. L’allevamento dei Rhacodactylus è molto semplice e raccomandabile anche al principiante. Le esigenze in fatto di umidità sono veramente minime: temperature tra i 20° e i 30°C e umidità tra il 50 e l’80% vanno bene. Generalmente sarebbe ideale mantenere 22°C di giorno e 17°-18°C di notte nei mesi invernali, mentre nei mesi estivi 24°-29°C di giorno e 22°-24°C di notte. L’umidità relativa non ha grandissima importanza, basta che l’ambiente non sia né troppo secco né troppo umido e "stagnante". Anche per quanto riguarda l’alimentazione non ci sono problemi. Questi gechi si nutrono sia di insetti (grilli, caimani,camole ecc.) che di omogeneizzati e nettare (ad esempio nettare usato per alimentare colibrì). Addirittura sembra che i gechi preferiscano di gran lunga questi alimenti alle prede vive. E’ possibile allevare i Rhacodactylus utilizzando solo mangimi composti da omogeneizzati di frutta (85%) misto a omogeneizzati di coniglio o pollo (15%) con aggiunta di calcio e vitamine. Questo rende facile e possibile l’allevamento anche a chi non vuole alimentare i propri animali con prede vive. E’ necessario mettere a disposizione dei gechi un recipiente con dell’acqua. L’arredamento del terrario può essere complicato, costituito da rami ,corteccia e piante vive piantate direttamente nel terreno, oppure semplice, costituito da qualche ramo una corteccia di sughero come nascondiglio e una scatola per la deposizione. I gechi del genere Rhacodactylus sono rari in cattività, nonostante la facilità di allevamento e, fino ad ora sono appannaggio di pochi fortunati. Tuttavia gli sforzi compiuti dagli allevatori fanno si che il loro futuro nell’hobby dell’erpetologia sia brillante. Infatti alcune specie sono più facilmente reperibili (R. ciliatus) e le altre anche se più rare compaiono sempre più spesso tra i listini. LE SPECIE Rhacodactylus leachianus R.leachianus è il geco più grande del mondo, arrivando a 44 cm di lunghezza! In Nuova Caledonia è il predatore più grosso e, se non fosse per i gatti introdotti dall’uomo, sarebbe in cima alla piramide della predazione. Di R. leachianus esistono tre diverse forme: la forma nominale R.l.leachianus, che vive nelle foreste della Grande terre, la sua sottospecie R.l.henkeli, che vive sull’isola dei pini e le sue isole satelliti. La terza forma, R.cf.leachianus, è un geco gigantesco, di colore scuro, ritenuto fino a qualche tempo fa una sottospecie, ma che oggi è considerata specie a parte grazie a test del DNA (F.W.Henkel comunicazione personale). Ad ogni modo R.leachianus è un animale fantastico, che ha molte abitudini peculiari. In natura vive sugli alberi della foresta ad altezze vertiginose, fino a 30 metri dal suolo, si nutre di invertebrati, piccoli uccelli, altri gechi e frutti. Depone le uova in cavità degli alberi ed è monogamo! Le coppie formatesi restano insieme tutta la vita e, covata dopo covata e anno dopo anno, depositano le uova sempre nello stesso sito. Allevare questo docilissimo gigante è facile e dona molte soddisfazioni. La dimensione minima del terrario che li ospita deve essere cm 70 x 70 x 120 di altezza per una coppia adulta. Anche la riproduzione è semplice, ma bisogna fornire un sito di deposizione simile ad un albero cavo con uno stretto accesso. La maturità sessuale viene raggiunta a 4-5 anni di età, ma i nostri amici possono vivere oltre i 20anni!
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Dopo secoli di ricerche, penso di aver capito di che medusa tu stia parlando. Penso sia la Medusa d'acqua dolce (Craspedacusta sowerbii) presente, in Italia, in tre luoghi: Lago di Alserio vicino a Como (2006) Lago di Gussola, Cremona (2006) Lago della Svizzera, Parco dei Boschi di Carrega vicino a Parma, (2002 e precedenti) Traducendo dall'inglese, questo è quello che ti posso dire: La medusa di acqua dolce differisce leggermente dalle vere meduse marine. Una ovvia differenza è che contrariamente alle meduse marine, Craspedacusta sowerbii ha una struttura chiamata velum sulla superficie ventrale. Questa sottile struttura membranosa a forma di corazza si estende verso l'interno dal bordo circolare (canale anulare) della campana. Il manubrio, che finisce con una bocca, si estende verso il basso attraverso un foro del velum. Il velum aiuta a distinguere C. sowerbii dalle vere meduse. C. sowerbii appartiene alla classe Hydrozoa (Idrozoi) che include le molto più comuni idre. Caratteristiche - C. sowerbii misura, raggiunte le maggiori dimensioni, circa 20-25 mm. E' a forma di ombrello e ha un ciuffo di tentacoli filiformi attorno al bordo circolare (canale anulare). I tentacoli contengono centinaia di cellule speciali chiamate cnidociti (cellule urticanti), che a loro volta contengono i nematocisti usati per catturare le prede. Le meduse sono di solito translucide con una tinta biancastra o grigiastra. Spesso, larghi e appiattiti organo riproduttivi chiamati gonadi sporgono dal lato inferiore della medusa. Questi organi rendono la medusa facilmente individuabile perchè non sono translucidi. Ambiente - C. sowerbii si trova spesso nelle acque calme di laghi, serbatoi e cave di ghiaia allagate. Si può anche trovare in aree ricreative per la pesca. Preferisce acqua stagnanti piuttosto che quelle correnti. Per questo generalmente non è presente in torrenti e fiumi con acque veloci. Alimentazione - C. sowerbii si nutre di piccoli, microscopici animali chiamati zooplankton che si trovano sospesi in acqua. foto Craspedacusta sowerbii
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I dik-dik o dik dik sono piccole antilopi del genere Madoqua. Vivono nelle regioni meridionali e orientali dell'Africa. Il nome "dik-dik" è onomatopeico e richiama il verso che questi animali fanno quando vengono spaventati. Caratteristiche e Riproduzione - Gli adulti hanno un'altezza al garrese che varia fra i 30 e i 40 cm e pesano fra i 3 e i 5 kg. Il muso è allungato e il pelo è morbido e di colore grigio o marrone sul dorso e bianco-rosato sul resto del corpo. Molte specie hanno un anello di pelo chiaro attorno agli occhi. In prossimità degli occhi sono presenti delle ghiandole (ghiandole periorbitali) che producono sostanze utili per marcare l’area frequentata dall’animale. A volte, sulla parte superiore del capo, il pelo forma un ciuffo verticale che può nascondere le corna del maschio, che sono relativamente corte (circa 7 cm), anellate e incurvate all'indietro. Le femmine sono un po' più grandi dei maschi. Alla nascita i piccoli, che nascono nella stagione delle piogge (in tal modo è assicurato il cibo per la crescita), pesano circa 700 g. e raggiungeranno la maturità sessuale attorno ai 6-8 mesi. Rimangono con la madre sino a che questa non dà alla luce un altro piccolo. Abitudini - I dik-dik preferiscono abitare le regioni erbose e i cespugli, evitando però la vegetazione in cui il fogliame arriva all'altezza della loro linea visiva. Si trovano soprattutto nelle pianure aperte, di solito nelle stesse aree dove pascolano giraffe, antilopi e gazzelle di altre specie. Gli adulti sono monogami e territoriali. Ogni coppia controlla un territorio la cui estensione è circa mezzo km². Si nutrono (soprattutto la sera dopo il tramonto o prima dell'alba) di foglie, erba, frutta e bacche. Non hanno bisogno di bere. La forma della testa permette loro di raggiungere le foglie delle acacie in mezzo alle spine, e di nutrirsi tenendo il collo diritto in modo da mantenere un buon angolo di visuale verso l'ambiente circostante. Come già accennato è un animale attivo soprattutto nelle ore crepuscolari e notturne; durante il giorno riposa tra i cespugli oppure rimane in allerta per scovare eventuali predatori. I nemici naturali dei dik-dik sono sia i grandi carnivori africani (leoni, ghepardi, etc...) sia quelli di piccola taglia come caracal o gatti selvatici. Sono spesso prede anche di aquile, varani e pitoni. Sono 4 le specie di dik-dik: Dik-dik di Günther (Günther, 1894, Madoqua guentheri) Dik-dik di Kirk (Thomas, 1880, Madoqua kirkii) Dik-dik argentato (Drake-Brockman, 1911, Madoqua piacentinii) Dik-dik di Salt (Desmarest, 1816, Madoqua saltiana) foto dik-dik foto di maschio adulto di dik-dik di Kirk foto dik-dik profilo