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Earendil

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  1. Ognuno è libero di portare qui la propria tesi portando prove della sua validità. Tu hai un punto di vista differente, l'hai raccontanto...ed ora dovresti giustificarlo. Io rimango della mia posizione, ma se mi spieghi meglio come la vedi tu, sono prontissima ad ascoltare. Intanto, se ti va, risponderesti a questa domanda?
  2. Una delle mie poche certezze in materia equestre (e non) è che la fretta è semplicemente deleteria.
  3. ...gli indiani d'america che, avendo una grande abbondanza di capi a disposizione, erano, come dire, piuttosto superficiali riguardo alle pratiche veterinarie, insomma li abbattevano per una semplice tendinite? Il rapporto non era così idilliaco...
  4. Premetto che non ho letto la discussione nella sua interezza, quindi scusatemi se ripeterò cose già dette. L'ultimo intervento non mi è scappato ed esprime su per giù la mia idea. Il discorso, però, è più problematico. Nel senso che durante una normale lezione d'equitazione l'allievo si ritrova sotto al sedere un cavallo abituato ad affrontare diverse mani e quindi, molto spesso, sordo agli aiuti naturali. E il "solito" istruttore, al posto di risolvere il problema alla radice, preferisce mettere nelle mani altrui "armi improprie" come speroni e frustino. In un'ora o due di lezione i "piccoli" problemi di incomprensione svaniscono con un colpino qua e un colpino là e si cade nella tentazione di risolvere tutto con una frusta o con una punizione....è la via più breve per risolvere oggi un momento di svogliatezza, ma si rischia di perdere l'attenzione e la collaborazione del cavallo, che si sente solo "punito" più che incoraggiato, "obbligato" a fare ciò che proprio non gli va (considerato anche il fatto che lui non ha ambizioni sportive...). Quindi comprendo se nascono idee sbagliate. Ma non vedo come una ragazzina con un cavallo della scuola possa contraddire il suo istruttore. Tutto questo cambia quando il cavallo è di proprietà. In questo caso spenderei ore ed ore del mio tempo per cercare di ottenere un cavallo più tranquillo, ubbidiente,volenteroso, ma soprattutto...collaborativo, lavorando su piccoli passi...e non su sgambate, speronate, toccatine. Aggiungo solo, prima che qualcuno si accanisca, che non considero meno degni di rispetto i cavalli della scuola, semplicemente mi rendo conto che i loro problemi non dovrebbero essere risolti da mani diverse in lezioni diverse, bensì dai proprietari (che di solito sono gli stessi istruttori).
  5. Caro cavallopazzo, hai scritto molti messaggi, ma scarseggi quando si parla di dati. Eppure hai detto tu stesso di essere un giudice di reining...pensavo che potesse essere un punto di partenza per essere oggettivi. Inanzitutto la prima frase che ho quotato mi fa un pochino prudere le mani: cosa vuol dire: "be voi in svizzera siete molto precisi, in italia non è proprio così"?. Sembra quasi che tu voglia giustificare il pressapochismo che s'incontra troppo spesso nel mondo dell'equitazione...e che il tuo appoggio all'Estrada sia solo una conseguenza. La seconda cosa che mi preme sottolineare è la mancanza di logica: cosa vuol dire "comunque quello che mi stupisce è questo accanirsi contro un presidente, sono le persone che lavorano per l'associazione quelle che sono importanti"? Sbaglio o il presidente è la carica più alta e quella che comporta le maggiori responsabilità? Ho sempre pensato che un leader (di qualsiasi gruppo/partito/squadra) fosse qualcuno di grande esperienza e di grande carisma. Deve sapere organizzare, avendo fatto tesoro del proprio passato. Credo che all'Estrada non manchi l'ultima dote da me citata...ma senza la prima, si può arrivare da qualche parte? A questo punto spero/penso davvero che l'abbiano messa lì come bella statuina mentre è un'altra la mente del gruppo. Pensa bene prima di rispondere, non è un attacco, è solo una riflessione. A questa domanda ho risposto già qualche post fa. Nel caso ti fosse scappato, mi quoto:
  6. La salute del nostro corpo...non è solo una questione psicologica...
  7. Bene, allora continua così. L'importante è che in un rapporto si dia sempre tutto l'amore possibile. Penso che se molte persone ti abbiano "dato contro" non è tanto per il discorso gare, ma per la tua chiusura verso l'amore che un cavallo può donare. Ma, vedendo che su quest'ultimo punto hai cambiato idea, non posso aggiungere davvero altro...Dedicati alla tua cavalla anima e cuore, questa è l'equitazione che bisogna creare! Sul concetto di agonismo penso sia inutile fare tanti discorsi moralistici...è una fetta di questo mondo che, se fatta in modo pulito, dev'essere rispettata. Non penso che nessuno di voi farebbe gli stessi discorsi di fronte a cavalieri del calibro di un Chimirri o di Garcia... E poi Martina è giovane, ha ancora tanto tempo per decidere come meglio approfondire la sua passione. Non crediate che io sia sempre stata di questa idea...una volta anch'io gareggiavo e anch'io credevo nei traguardi e nella voglia di voler andare avanti...ma poi ho cambiato idea. Non è un mondo che rimpiango, ma non posso neppure respingerlo in toto. Anche se è difficile...non guardiamo tutto in bianco o in nero...
  8. Io citerò una cosa che tempo fa mi fece molto riflettere. E' stata scritta da una vera donna di cavalli, una persona che davvero ammiro e mi ha insegnato tanto (anche se "da lontano"). Magari potrebbe essere utile anche a voi... Il grasso andrebbe dato solo in corona, e solo se effettivamente necessario. Siccome altera la naturale consistenza dell'unghia, se questa e' gia' di per se' normale grasso o catrame che siano non possono che procurare danni. Ho visto una marea di cavalli con le unghie massacrate da un uso indiscriminato di grassi, balsami e unguenti vari. Piu' le unghie si rovinavano, poi, piu' i proprietari pensavano che il cavallo ne avesse bisogno, e giu' con altri pasticci di ogni genere. La salute dell'unghia passa dalla salute generale del cavallo, e in particolar modo da un'alimentazione corretta e bilanciata. Se il cavallo ha problemi di unghia, state pur sicuri che ha problemi interni di altro genere. Inutile curare l'unghia. Poi anche l'uso dipende dal problema specifico che ha l'unghia: se e' secca, bisogna dare il grasso dopo aver bagnato il piede, in modo che favorisca il penetrare dell'umidita' nell'unghia e la reidrati. Se e' molla, bisogna darlo sul piede asciutto, in modo che faccia da isolante e aiuti a seccare un po' di piu' l'unghia (in questo caso si usa meglio il catrame). Alternare tra loro diversi tipi di grasso e' una garanzia per fare un bel pasticcio, come se uno prendesse un giorno un'aspirina, il giorno dopo un malox e il giorno successivo ancora un antiinfiammatorio, cosi' tanto per fare qualcosa.
  9. Hei, non mettermi nel mezzo. Il mio rapporto è finito e forse non sarebbe neanche stato per sempre. Forse se rileggerai il mio intervento con un attimino di calma...capirai che le mie parole non nascono dal fatto che tu faccia agonismo (cosa, ripeto, che se fatta bene io non posso comprendere, ma rispetto), ma dalla tua chiusura verso un rapporto di affetto profondo.
  10. Non si può rappresentare...il nulla.
  11. Il punto è....che non è una stupidata!!
  12. Io amo i cavalli. Sento il cavallo come amico, come compagno, come fratello. Però non me la sento di criticare chi pratica l'agonismo, quello pulito, intendo. Non riesco a concepirlo perchè sono propensa alla strada fatta insieme, ai piccoli passi...e perchè no? anche alle fermate. Conosco solo una persona che fa agonismo seriamente (e non tre o quattro garette l'anno...) e ha cambiato diversi cavalli. Sono scelte. Quello che ha scritto Martina mi ha colpito molto. Dev'essere bruttissimo cercare di chiudersi all'amore così presto. E per paura di cosa poi? Le separazioni da un amico prima o poi devono arrivare, ma dovrà essere sempre più forte il ricordo dell'amore che siamo riusciti a dare. Un po' di tempo fa ho avuto in fida una cavalla splendidissima. Ero da lei quasi tutti i giorni, lavoravo per rendere la sua vita migliore e non me ne fregava niente se c'era sempre qualcosa da fare e sempre qualcosa a cui rinunciare. Pensa un po'...non la montavo mai, perchè ne avevo una fifa boia, eppure l'amavo davvero molto. Ed ero ingiusta, perchè mi aveva chiesto più di una volta di aver fiducia nei suoi confronti. L'ultima volta che ho galoppato insieme a lei mi son sbilanciata e stavo per cadere...lei è stata infastidita, perchè mi sono scioccamente appesa da un lato per non cadere. Poteva eliminare il mio peso, bastava una sgroppatina per buttarmi giù, eppure si è piegata da un lato per aiutarmi a risalire. Dopo un tot di mesi sono stata liquidata dal proprietario e ho sofferto molto. Attualmente vado ancora in quel maneggio e la vedo spenta, poco curata. Mi nitrisce come sempre, ma quasi non posso toccarla. Forse qualcuno potrebbe pensare che io abbia sprecato il mio tempo faticando per una cavalla che non riuscivo neppure a montare. Eppure, in questo preciso istante, se qualcuno mi chiedesse di tornare indietro, ripeterei esattamente l'esperienza. La gioia di aver sentito il suo affetto, di averla sentita vicina a me, di averla vista richiedere la mia presenza sarà sempre qualcosa che terrò nel cuore. Ora sto cercando di ristabilire la stessa cosa...e se per caso verrò interrotta, continuerò lo stesso. Tra l'altro vorrei sapere (per curiosità, eh!) i grandi testi universitari che hai consultato per arrivare a certe conclusioni che mancano assolutamente di una benchè minima cultura. Non è per farti il terzo grado...sono davvero interessata. Ho un'amica che studia allevamento e ho un amico lontano che fa l'etologo, penso che se la scienza odierna fosse arrivata alle tue stessa conclusioni l'avrebbero saputo prima loro...e non esisterebbe l'ippoterapia, non esisterebbe il metodo Parelli...e un sacco di altre cose basate sul magico rapporto a cui si può arrivare con il proprio quadrupede. Non so, scemi noi che ci speriamo? Pat dice sempre che chi ha la passione per i cavalli può passare da grandi frustazioni, alle gioie più incredibili. Forse è questo alternarsi di sentimenti così forti a smarrirci, ma, se accetteremo la possibilità di soffrire, sapremo far tesoro di ogni esperienza.
  13. Earendil

    Puledro Di 8 Mesi

    Vorrei solo correggermi. Ad 8 mesi non dovrebbero più stare con la madre, perchè rischiano d'indebolirla. Tutto qui.
  14. Earendil

    Puledro Di 8 Mesi

    Dieci anni con i cavalli e ti dice che puoi montare un puledro di 8 mesi? Vabbè. A questo punto mi chiedo quale siano le basi dietro...Ora che però sai come stanno le cose, non ripetere ciò che hai fatto.
  15. Earendil

    Puledro Di 8 Mesi

    Innanzitutto cercherò di essere pacata, anche se, in questi casi, mi riesce difficile. Non è possibile sentir dire una frase del genere:giocare e allevare un puledro di un mio amico. Innanzitutto tronchiamo il "giocare" dall' "allevare". Avere tra le mani un puledro è una cosa seria, cercare di allevarlo lo è ancora di più. Mi sorprende e m'incattivisce questo pressapochismo e questa superficialità. Vedo gente che lavora in mezzo ai cavalli da vent'anni e si pone ancora in discussione, mentre basta aver galoppato una volta, per diventare le guide di un puledro. Stiamo scherzando?! Tanto loro sembrano sempre ingoiare tutto, peccato che prima o poi i nostri errori li restituiscano decuplicati (e giustamente!). E poi spunta l'idea di porre una domanda (ma sei sicuro che ha otto mesi nn può tenere 45 kg? ) che lascia intravedere lacune colossali. A parte il fatto che, di fronte ad un dubbio, non si agisce. Prima ci si informa, si chiede a chi sa, si studia. E poi, al massimo, si può procedere. Questo è il primo punto. Secondo: lascia stare 'sto povero puledro! Rischi, se già non l'hai fatto, di compromettere la sua crescita. Le persone capaci incominciano ad addestrare il puledro verso i tre anni, a volte prima, come nel caso dei galoppini/trottatori o dei cavalli usati nelle discipline americane (e gli "americanisti" mi correggano se ho detto una cavolata)....ma non a 8 mesi...a quell'età alcuni sono stati solo incapezzati, altri sono ancora in paddock con la madre. Ma di sicuro non vengono montati. Non basta salire sopra il cavallo per dire di averlo montato, non basta avere un puledro per dire di poterlo addestrare. Se fosse tutto così semplice nessuno dovrebbe rivolgersi ad un addestratore per far domare il proprio puledro. A questo punto non so neppure cosa dirti...di sicuro (non per te, ma per lui!) ti consiglio di accantonare certe idee idiote! Se sei obbligato a tenerlo, assicurati che stia molto tempo in paddock. E per il resto, lascia perdere...la doma e l'allevamento non sono giochini. Affidatevi (tu e il tuo amico) a qualcuno che sia esperto. Chiedete, informatevi. Mai improvvisare! Mai.
  16. Si può...si può... La comodità non è di casa, ma il movimento è sacro in tutte le stagioni, quindi basta adattarsi. Eh, infatti...
  17. Cap: assolutamente sì. Non esiste il cavallo buono, non esiste il piccolo giro di cinque minuti, non esiste il caldo...esistono gli incidenti che non guardano in faccia nessuno. Ho avuto un breve periodo, dopo i 18 anni, in cui ho voluto provare il "piacere" di montare con i capelli al vento, ma non mi sentivo affatto sicura...perchè non lo ero. La testa è mia, mi voglio bene, voglio bene alla cavalla e voglio bene ai miei cari. Perchè rischiare?! No, grazie. Se non volete abbastanza bene a voi stessi...pensate almeno a chi si preoccupa della vostra salute. Tra l'altro esistono dei cap da endurance molto areati (pensate un po'? Loro li tengono su distanze di 120 km e fischia...noi ci lamentiamo per una ripresa di 1/2 ore) che proteggono senza essere troppo caldi o fastidiosi. Per quanto riguarda la mw...stesso discorso. Facciamo delle cose diverse, ma sotto il sedere abbiamo sempre un animale...quindi va bene preoccuparsi per l'estetica, ma prima di tutto...la salute!
  18. Caro Spirito Mustang, è davvero meraviglioso che ci siano sempre più persone desiderose di trovare una via di comunicazione tra cavallo e uomo che vada al di là di sistemi tradizionali e/o deleteri (spesso i due termini vanno a braccetto). Premetto che di questi argomenti ne so davvero poco, leggo e m'informo, ma, alla fine, anch'io giro e rigiro sempre intorno a Roberts e a Parelli. Soprattutto a Parelli...che è il primo ad avermi donato (non aggratis) un nuovo modo di pensare. Il suo difetto (che è anche un pregio) è quello di dire "usando degli accorgimenti riuscirai a migliorare il rapporto con il cavallo". Il che è vero, ma troppa gente ama le improvvisazioni. E le improvvisazioni sono entrate nelle stesse scuole, negli stessi istruttori. Questione atavica, tra l'altro...finirò per dilungarmi. Comunque è molto interessante che il tuo lavoro sia legato ai cavalli e ai cani. Ritengo che siano due specie molto lontane tra di loro. "Noi abbiamo molta dimestichezza nel rapporto con il cane , animale domestico per eccellenza e siamo portati ad estendere tale rapporto a tutti gli animali domestici. Li consideriamo più o meno intelligenti a seconda di quanto simile sia il loro comportamento rispetto a quello del cane. Istintivamente siamo soliti pensare: "il cavallo vive in branco ,è stato addomesticato da millenni eppure non riusciamo ad instaurare un rapporto come quello del cane: conclusione il cavalo è un animale stupido". In realtà cavallo e cane hanno due linguaggi completamente diversi. Il cane è un carnivoro che vive in branchi organizzati socialmente per poter cacciare . Possiede quindi l'idea di futuro perché deve progettare l'azione di caccia, deve prevedere su quale preda sia migliore concentrare le sue energie per non vedere fallire il suo attacco, deve possedere una complessa e solida struttura sociale all'interno del branco per poter dividere i compiti durante le varie fasi della caccia, deve possedere un minimo di comunicazione per rendere tutto più veloce. Se analizziamo bene questo tipo di problematiche noteremo che si avvicinano molto a quelle che aveva l'uomo primitivo. L'evoluzione ci ha portato a risolvere gli stessi problemi, anche se in maniera molto più complessa,ma con una struttura sociale e di pensiero simile. Il cavallo invece è un erbivoro e questa peculiarità lo spinge a ragionare in modo completamente diverso. Quando ha fame abbassa la testa e mangia. Non ha bisogno di progettare niente ne di mettersi in relazione con i suoi simili per poter fare ciò. L'idea di futuro quindi è praticamente inesistente . Un'altra grossa differenza tra erbivori e carnivori sta nella percezione del mondo esterno. Il carnivoro è portato a cercare di comprendere ed identificare ogni novità in quanto potenziale preda. L'erbivoro invece inserisce automaticamente l'istinto di allerta e fuga ad ogni minimo rumore poiché potrebbe essere un predatore in agguato, meglio fuggire una volta di più per niente che capire di che si tratta ed essere predati. Le regole del branco di cavalli hanno schemi completamente diversi dal nostro per cui spesso fraintendiamo il loro comportamento, ma più sovente veniamo fraintesi dal cavallo Il branco di cavalli è strutturato da un capo branco, da una serie di femmine che hanno una loro gerarchia da giovani e da maschi sottomessi. Il rapporto tra i membri dello stesso branco è finalizzato ad assolvere le esigenze del momento. La posizione dell'uomo come capo branco nella comunità canina risulta molto più istintiva e semplice perché entrambi siamo predatori di gruppo con una gerarchia sociale molto simile Quando vogliamo porci come capo branco nella comunità degli equidi, rischiamo invece di essere scambiati anziché come membri del branco, coma predatori. Qui sta l'importante differenza tra un cavallo che esegue gli ordini perché sottomesso al capo branco e quindi privo di stress e quello che esegue gli ordini perché perennemente in fuga dal predatore In scuderia il cavallo viene fatto vivere in box individuali , perde quindi la possibilità di poter relazionarsi con altri individui della stesa specie . Il branco si restringe drasticamente a se stesso ed è costretto a diventare capobranco. Questo fatto comporta all'animale tutta una serie di problemi legati allo stress del comando Il cavallo nevrile sensibile, iper eccitabile, all'interno del branco trova la sua tranquillità subordinandosi ad un individuo più sicuro più tranquillo . Rimanendo da solo è costretto in prima persona a prendersi carico della responsabilità di ogni azione. se riesce ad instaurare un buon rapporto con il proprio cavaliere si sottomette volentieri ad esso perché ricrea una situazione di branco a lui più consona." (quello tra virgolette, anche se mi trova concorde, non è scritto da me, ma da un dottore che io ammiro moltissimo) Grazie per l'ascolto e buon lavoro!
  19. I ticchi, come il ballo dell'orso, sono adattamenti necessari che permettono al cavallo di sopportare le condizioni imposte dalla scuderia e dai ritmi di lavoro, diventano una sorta di “valvola di sfogo” che lo aiuta a ridurre lo stato di stress e a sopportare la sua condizione. Le correzioni dovrebbero partire sempre dalla rimozione delle cause, non limitarsi all’impedimento dell’effetto. Le soluzioni "da box" per togliere il ticchio d’appoggio, possono sì fare in modo che il cavallo non faccia quel determinato movimento, ma non influisce sulla reale motivazione che ha spinto il cavallo a farlo: se il cavallo deve passare comunque tutta la giornata confinato in box, far sì che non riesca a ticchiare può aumentarne lo stato di frustrazione e conseguentemente la sua motivazione nel trovare altri modi per farlo. La verità è che molto recentemente si è dimostrata la scarsa relazione tra i ticchi e i problemi orali e locomotori. Passando, più nello specifico, al ballo dell'orso, pare che favorisca l’insorgenza di patologie articolari o tendinee, nonché il peggioramento di problemi ortopedici già esistenti; però anche per questi casi sussistono poche prove dell’effettiva relazione tra queste e i vizi di movimento. I ticchi e altri problemi comportamentali sono difficili da correggere, soprattutto i risultati migliori si possono ottenere quando il problema è agli inizi; una volta che il vizio si sia “fissato” resta ben poco da fare e diventa già un buon traguardo ridurre la frequenza del ticchio che difficilmente sarà eliminabile. Questo perchè dopo un certo periodo il cavallo trova gratificante il ticchiare in sé e inizierà a farlo anche se vengono a mancare le cause originarie che lo hanno spinto ad iniziare. Io son sicura che l'unico "rimedio" (che non sarà mai una soluzione definitiva) sia tanto tanto paddock. Per il resto...a volte sono convinta che sia più un fastidio per i padroni che per il cavallo in sè.
  20. Intendo che sono correggibili...se c'è la volontà di farlo. E non parlo in teoria...ho visto scomparire vizi e abitudini assurde in un cavallone di 18 anni. Ci son voluti due anni di rieducazione, ma il carattere è profondamente cambiato nonostante l'età avanzata. Naturalmente parlo di un caso limite, di un cavallo che era davvero pericoloso. Poi, ahimè, ci sono conseguenze che davvero non passano...come, ad esempio, il ballo dell'orso. E' ovvio che se non c'è la capacità e/o la volontà e/o la pazienza di rieducare...il cavallo non cambia rimanendo nel box. I miglioramenti ci possono essere sempre.
  21. E gli insegna chi? Quello è il punto. Un puledro è una lavagna completamente vuota. Per scriverci sopra (e scriverci bene) il lavoro dev'essere ottimale in ogni punto. E continua per anni, ogni momento dev'essere di crescita, di lavoro, di apprendimento. Un'imprecisione su un puledro costa molto cara. Quindi...va bene avere una visione romantica sul proprio futuro cavallo...ma con cognizione! Costruire un vero rapporto con un cavallo è già una grande impresa di per sè...i difetti si correggono sempre, più difficile è insegnare qualcosa (ed insegnare presuppone una grande cultura da trasmettere) senza causarli...
  22. Earendil

    Imboccature

    Se noti che il cavallo tira o non ascolta bene i tuoi comandi...ricerca la causa del problema e risolvila con pazienza e leggerezza. Un morso più duro è solo un mezzo costrittivo che, soprattutto usato da mani poco esperte, può provocare seri danni sia fisici che psicologici. Tutti i cavalli dovrebbero riuscire ad essere montati con il filetto più semplice...Ma certi pensano di risolvere le lacune nella maniera più veloce (e tra l'altro deleteria). Sempre meglio cercare la fonte...
  23. Dunque..."che confusione!". No, non è la canzone. Ho letto questa discussione solo ora, mi rendo conto che sia un po' vecchia, ma, visto il grande problema da risolvere, non credo che a distanza di così poco tempo si sia risolto. Cambiare monta non serve proprio a niente! Togliamoci dalla testa certe sciocchezze e certi pregiudizi secondo cui la monta inglese sarebbe più "pesante", oppure che la monta americana sarebbe più da "cazzeggio". Sono entrambe arti raffinate che, se fatte nella maniera corretta, non danneggiano assolutamente il cavallo, nè lo stressano! Non è il tipo di sella che fa la differenza, ma il cavaliere, il binomio, il lavoro insieme. In questo caso abbiamo un cavallo che ha subito davvero le peggio cose dell'equitazione e l'unico modo di aiutarlo non è quello di insegnarli qualcosa di nuovo...è inutile e crudele gareggiare. Il suo comportamento non è dettato dalla "cattiveria", come alcuni la definiscono perchè non sanno risolvere un problema, ma dalla paura di morire. E' brutto dirlo, ma da quello che ho letto...tutti quegli atteggiamenti sono difese più che giustificate dettate dai ricordi. Io, personalmente, lascerei qualsiasi tipo di monta...credo che ora come ora non abbia proprio senso. Da qualche altra parte ho letto che kyky l'ha di nuovo montato. Ne son felice, ma non credo che si possa lasciare cadere la cosa sperando che svanisca col passare del tempo, soprattutto quando si parla di cavalli, animali che, come dice LadyD, non resettano il passato come facciamo noi umani. Una buona soluzione è un metodo etologico sotto la tutela di un vero Istruttore. So che molti s'improvvisano, anche tra il mondo Parelli, così è facile perdere la fiducia nei corsi, tra l'altro costosi, che vengono abbandonati prestissimo. E comunque due mesi, anche se fatti bene, sono un fiume nell'oceano. Il metodo è meraviglioso, ma ancora non fa miracoli. Che dire? Fanny ha davvero bisogno di essere aiutato...ma partendo dalla sua testa, non dal tipo di monta. ;) Riscattarlo è stato un gesto nobile, farlo tornare a vivere lo sarà ancora di più...
  24. Ehehehe, si vede che non sei molto esperta, ma naturalmente si può rimediare! Il discorso che fai sarebbe giusto se cambiassi i soggetti delle frasi...ovvero "un cavallo esperto sarebbe adatto ad una fifacchiona come te", mentre "il puledro è difficile che instauri un minimo di fiducia e amore se non conosce una persona che lo ha accudito amorevolmente"...più che del bisogno di essere accudito amorevolmente, diciamo che un puledro ha delle necessità che un principiante non può proprio dargli. Ecco qua, quoto LadyD, non ha senso ripetere cose già espresse così bene. Capisci, quindi, che instaurare un buon rapporto con un puledro è ben diverso da costruirlo, ad esempio, con un cucciolo di cane. ;) Non sono la quantità del tempo passato insieme a lui oppure le coccole a far la differenza, ma la qualità di ciò che puoi offrirgli!
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