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Il Cavallo Perfetto


LadyD

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Auuuuu!

Tutti diranno la stessa cosa che dico io. Il mio è il cavallo perfetto.

Il mio cavallo perfetto:

Razza: non ha importanza.

Colore: tutto ma non grigio possobilmente ma non lo escludo ( alla fine dei conti è l'ultimo dei problemi).

Carattere: Non pauoso ne timoroso. Non maleducato. Non fuggiasco.

Morfologia: corto, bel culotto, possibilmente no groppa dritta (non mi piace anche se ha i suoi pregi). Mi piacciono compatti. Non grosso ne troppo alto.

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bè...precisando che...ovviamente...il mio è perfetto......:-))))

razza indifferente...dev'essere robusto...ben piazzato...appiombi massicci...un del collo...colore diciamo morello..ma è uguale...coraggioso..calmo e....coccolone...praticamente quello che ho!!!! eheheheh

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Secondo me non esiste un cavallo perfetto....cioè esistono vari cavalli perfetti a seconda della persona e della disciplina da svolgere....

Ma secondo voi uno si cerca il suo cavallo perfetto oppure quando lo sia ha passiamo sopra a tutti i suoi difetti e diventa il nostro cavallo perfetto??

Penso più la seconda... :lol:

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facile.

è quello libero

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E' ovvio che ognuno pensa al suo cavallo perfetto , quello che risponde alle proprie esigenze che ovviamente anche se ha dei piiiccoli difettucci non sono nulla perchè è diventato il nostro cavallo e siccome ogni scarrafone è bello a mamma sua è quello perfetto. Il cavallo perfetto è il nostro.

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Uhm......ammesso e non concesso che esista veramente un cavallo perfetto (il sogno di tutti i cavalieri e amazzoni) credo che la razza o il mantello non siano molto importanti.....

Immagino che si guardi il carattere (docile sia in campo che a terra, in avanti ma non troppo gasato, coraggioso, insomma equilibrato... ^_^ )

la morfologia ( bella testa, un bel sederone, arti forti, un petto ampio, elegante, senza strani vizietti... :D )

infine le prestazioni fisiche (un cavallo che eccelle (????? si potrà dire????) sia nel dressage che nel SO, insomma....in gran parte delle discipline equestri...)

Ok...

La mia cavalla ha si e no 1/4 di tutto quello che ho detto...........ma non la cambierei mai...nemmeno per il "cavallo perfetto"!!!!

ho detto la mia.....a voi la parola!

un bacio!

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Quando ho letto l'inizio della discussione avevo già in mente cosa scrivere, ma quando mi sono ritrovata la pagina davanti mi sono resa conto che la domanda è molto più profonda di quanto sembri..

Ovviamente il cavallo perfetto non è lo stesso per tutti, ognuno ha le proprie preferenze, ma in generale, credo che il cavallo dei nostri sogni sia quello con cui possiamo raggiungere un feeling mentale, che va al di là dell'accettazione dei suoi difetti, va al di là della sua accettazione dei nostri errori e/o difetti, la comunione mentale diventa anche di anima, quando il cavaliere monta il suo compagno, sono così uniti che a volte non si percepesce dove inizi l'uno e finisca l'altro, si completano a vicenda e i comandi sono così impercettibili che diventano quasi invisibili ad occhio umano, sembra quasi che si leggano nella mente reciprocamente che abbiano trovato un linguaggio comune..solo loro..

Molti pensano di aver raggiunto queto tipo di rapporto con il proprio amico peloso, ma in realtà secondo me è una condizione molto pià rara di quanto si pensi e molto più difficile da ottenere..

Eris

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Che profondità Eris!

Mi induci a fare una riflessione.

Come si crea il feeling mentale?

Penso che il rapporto psicologico nasca dall'accettazione incondizionata dei suoi difetti e dalla consapevolezza che lui perdona i nostri. Non è forse questo l'inizio della simbiosi? Il fatto che ci andiamo bene così, reciprocamente?

Inoltre nasce anche da una conoscenza profonda che non è il solo andare a montare spesso ma osservare cosa fa in tutte le situazioni, dedicargli attenzione, guardarlo e cercare di capirlo. L'attenzione che poniamo nei suoi confronti e la fiducia che lui ripone in noi sono la simbiosi secondo me.

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Che profondità Eris!

Mi induci a fare una riflessione.

Come si crea il feeling mentale?

Penso che il rapporto psicologico nasca dall'accettazione incondizionata dei suoi difetti e dalla consapevolezza che lui perdona i nostri. Non è forse questo l'inizio della simbiosi? Il fatto che ci andiamo bene così, reciprocamente?

Inoltre nasce anche da una conoscenza profonda che non è il solo andare a montare spesso ma osservare cosa fa in tutte le situazioni, dedicargli attenzione, guardarlo e cercare di capirlo. L'attenzione che poniamo nei suoi confronti e la fiducia che lui ripone in noi sono la simbiosi secondo me.

:bigemo_harabe_net-122::bigemo_harabe_net-146:

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Il come proprio non lo so, se lo sapessi avrei subito stabilto questo speciale legame con i miei amici pelosi, ma soprattutto con l'acida..

L'accetazione mentale di difetti ed errori sia di carattere fisico che caratteriale è solo il principio, poi c'è la profonda conoscenza del proprio compagno, ma soprattutto anche il cavallo dev'essere disposto a volere una cosa del genere..

Ad esempio, io so già che la mia cavalla Juany, non desidera una vicinanza simile, è capitato che abbiamo sfiorato dei momenti di totale comprensione, ma è stato sempre fugace e mai completo come se fosse più un incidente di percorso che una contatto voluto e prolungato..

Il rapporto nasce dall'accettazione, ma poi va avanti in una conoscenza profonda reciproca, riescono a sviluppare una specie di comunicazione loro dove tutti gli altri sono esclusi, come se creassero un mondo loro, dove tutto è più bello e luminoso, i colori più brillanti..

Ma nel momento che il tuo compagno ti viene a mancare, il dolore è ancora più insopportabile, la sua mancanza la sentirai anche dopo anni, anche se avrai altri compagni a cui vuoi bene, ti distrai, ci pensi un attimo e all'improvviso un fitta di dolore e una lacrima che scorre.. per un amico, un compagno un pezzetto di te che non tornerà mai più.. è un attimo poi tutto passa, con il passare degli anni ci pensi sempre meno..

Eris

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Il cavallo perfetto...

Non so ma forse io non lo vorrei un cavallo perfetto...

Sarebbe come avere un marito perfetto...

Cosa che mette ancora più in evidenza le mie imperfezioni,il mio non arrivare sempre ovunque...

Forse esistono i binomi perfetti di cui parlate,ma è una magia ed è perfezione solo perchè si conoscono i difetti dell'altro e si finisce per amarli...(parlo di difetti,non di vizi)

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Non so ma forse io non lo vorrei un cavallo perfetto...

Sarebbe come avere un marito perfetto...

Cosa che mette ancora più in evidenza le mie imperfezioni,il mio non arrivare sempre ovunque...

Martina, questa tua frase mi ha colpito tantissimo... grazie per questo tuo intervento!!

Ora vorrei spostare un pochino l'argomento. Qui sotto vorrei elencare le caratteristiche che Senofonte, nel suo trattato scritto circa nel 450 avanti Cristo (ma sotto certi versi di estrema modernità), trovava apprezzabili in un cavallo (che lo faceva quindi avvicinare al cavallo perfetto):

Senofonte fa una piccola premessa, scrivendo che l'indole del cavallo non si può valutare finché non si monta. Questo implica che secondo Senofonte il carattere del cavallo è già ben definito e perciò molto poco modificabile. Più avanti nel trattato spiega comunque come trattare con cavalli focosi (che lui fa equivalere a persone irose) e con cavalli pigri. Dalle sue paroli si evince che il carattere migliore stia nel mezzo.

Passiamo ora alle caratteristiche fisiche:

  • piedi con unghie spesse e alte, per non fare appoggiare la forchetta al terreno. Insiste nel dire che se il cavallo non ha buoni le altre qualità non hanno rilevanza
  • pastorale non troppo dritto, né troppo obliquo
  • stinchi massicci e non carnosi, senza vene rilevate
  • ginocchia che permettano movimenti sciolti e morbidi
  • avambracci massicci
  • petto ampio
  • collo che sale dritto verso l'alto, massiccio
  • testa asciutta, con la mandibola piccola
  • guance entrambe morbide
  • occhi sporgenti, che delineano attenzione
  • narici allargate
  • orecchie piccole
  • spalle ben rilevate, per permettere un assetto più saldo (ricordo che non esistevano ancora le staffe)
  • schiena doppia (larga, "a cuore"), più comoda e soffice
  • fianco profondo e arrotondato verso il ventre
  • groppa larga e corta, poiché favorisce la riunione
  • ventre piccolo (se largo, il cavallo si imbruttisce e diventa pigro)
  • anche larghe e muscolose
  • cosce ben separate
  • testicoli non grossi

Ecco, cosa ne pensate? ;o)

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  • piedi con unghie spesse e alte, per non fare appoggiare la forchetta al terreno. Insiste nel dire che se il cavallo non ha buoni le altre qualità non hanno rilevanza
  • pastorale non troppo dritto, né troppo obliquo
  • stinchi massicci e non carnosi, senza vene rilevate
  • ginocchia che permettano movimenti sciolti e morbidi
  • avambracci massicci
  • petto ampio
  • collo che sale dritto verso l'alto, massiccio
  • testa asciutta, con la mandibola piccola
  • guance entrambe morbide
  • occhi sporgenti, che delineano attenzione
  • narici allargate
  • orecchie piccole
  • spalle ben rilevate, per permettere un assetto più saldo (ricordo che non esistevano ancora le staffe)
  • schiena doppia (larga, "a cuore"), più comoda e soffice
  • fianco profondo e arrotondato verso il ventre
  • groppa larga e corta, poiché favorisce la riunione
  • ventre piccolo (se largo, il cavallo si imbruttisce e diventa pigro)
  • anche larghe e muscolose
  • cosce ben separate
  • testicoli non grossi

Ecco, cosa ne pensate? ;o)

Eh anche Senofonte aveva le sue belle ragioni, molte delle quali erano dettate appunto dall'assenza delle staffe ma anche dal modo diverso di montare, dall'uso che si faceva allora del cavallo e non dimentichiamolo, dal fatto che le strade erano sterrate, dissestate se non addirittura sentieri che si inerpicavano tra le colline.

In pratica il suo cavallo ideale , doveva avere zoccoli duri e forse anche un pò incastellati (se non capisco male) o comunque alti in modo da evitare sobbattiture e questo era la condizione principale. Aveva ragione. Un, forse più famoso detto inglese recita "no feet no horse" , niente piede niente cavallo. In più il cavallo doveva essere possente, dall'andatura comoda ma rilevata, che facesse un certo effetto nel vederlo e incutesse rispetto anche da fermo. I testicoli non grossi sono dovuti alla eventualità che il cavallo durante certe azioni se li possa schiacciare con evidente dolore del poverino ed eventuali danni (i cavalli durante l' attività intensa, tendono a rilevarli proprio per evitare di farsi male) propri del cavallo ma anche per la riproduzione.

Anche allora il cavallo era uno status symbol come oggi le automobili. Una bella berlina di lusso comoda nei viaggi e con prestazioni da auto da corsa.

La sua descrizione mi fa venire in mente le statue equestri con grossi destrieri.

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Che dire... ela hai colpito nel segno ;o)

Ti vengono in mente le statue... è vero, Senofonte ne parla anche nel suo trattato, se non erro nella parte in cui si sofferma sulle impennate.

Il cavallo è sì un potente mezzo da guerra, ma è anche un animali che deve apprire fiero, maestoso (si sofferma molto sulle parate e le dimostrazioni), coraggioso. Tutti i cavalli, sia quelli dei semplici militari, a quelli dei comandanti.

Altre osservazioni su quanto scritto da Senofonte?

Ricordo che il trattato è del 450 Avanti Cristo, ma ci sono passaggi di estrema attualitä, che forse varrebbe la pena trattare in altra sede ;o)

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ma come, nessun altro commento? Ok, aggiungo benzina sul fuoco...

Tempo fa avevo tradotto dei brani dal libro "Les chevaux du Sahara", di E. Daumas, testi dell'Emiro Abd-El-Kadre, seconda edizione, 1853.

Ecco come Dumas caratterizza l'arabo perfetto:

il cavallo di razza è ben proporzionato, ha le orecchie corte e mobili, le ossa pesanti e fini, le guance sprovviste di carne, le narici larghe come la gola del leone, gli occhi belli, neri e sporgenti, l'incollatura lunga, il petto in avanti, il garrese coperto, i reni raccolti, le anche forti, le costole anteriori lunghe e quelle posteriori corte, il ventre incavato, la groppa arrotondata, i testicoli stretti e ben sporgenti, gli arti lunghi come quelli dello struzzo e muscolosi come quelli del cammello, le vene poco apparenti, lo zoccolo nero e di un solo colore, i crini fini e numerosi, la carne dura e la coda è grossa all'inizio e deléicata all'estremità.

Deve avere, in conclusione, quattro cose larghe: la fronte, il petto, la groppa e gli arti. Quattro cose lunghe: l'incollatura, la parte superiore degli arti, il ventre e le anche. Quattro cose corte: i reni, i pastorali, le orecchie e la coda. Tutte queste qualità in un buon cavallo, dicono gli arabi, provano che l'animale è di razza e sicuramente che è un buon corridore, perché la sua conformazione è come quella del levriero, del piccione e del mahari (cammello corridore). La giumenta invece deve prendere: dal cinghiale il coraggio e la larghezza della testa, dalla gazzella la grazia, gli occhi e la bocca; dall'antilope la vitalità e l'intelligenza, dallo struzzo l'incollatura e la velocità, dalla vipera la pelle e la lunghezza della coda.

Un cavallo di razza si riconosce da altri segni ancora. Non si riesce a fargli mangiare l'orzo in una "musette" (è quel sacco che si attacca dietro le orecchie del cavallo, e si riempie di mangine) che non sia la sua; ama gli alberi, la verdura e l'ombra, l'acqua corrente tanto da nitrire di gioia alla vista di queste cose. Raramente beve prima di aver agitato l'acqua, e se qualche ostacolo gli impedisce di fare qualcosa con i piedi, qualche volta s'inginocchia e lo fa con la bocca; ogni volta che contrae le labbra ha gli occhi sempre in movimento, alza e abbassa alternativamente le orecchie, e gira la sua incollatura a destre e a sinistra come se volesse parlare o domandare qualche cosa. Se un cavallo ha tutte queste caratteristiche, ha raggiunto la sobrietà e chi lo possiede è come se avesse due ali.

Un tal cavallo non acconsentirà mai a coprire sua madre, sua sorella o sua figlia.

E ora ecco le caratteristiche che cercava l'Emiro in persona in un cavallo arabo, poiché fosse da cosiderare perfetto:

I cavalli, anche se appartengono alla stessa famiglia, sono di due specie differenti; la prima è la razza araba, l'altra è la razza Beradin (ndr. di razza comune, non araba) (...)

Se un puledro ha come madre e come padre due cavalli arabi, è senza dubbio nobile, hoor. Se il puledro ha come padre un arabo e come jumenta una Beradin, prende il nome di hadjin. Se la madre è una giumenta araba, e il padre è un Beradin, il puledro è un meghrif ed è inferiore all'hadjin. Si vede dunque che il padre ha sempre un ruolo più importante. (...)

Quando non hanno notorietà pubblica, è attraverso le prove, per la velocità unita al fondo, che gli arabi giudicano un cavallo, che ne riconoscono la nobiltà, la purezza di sangue; ma le forme rivelano anch'esse le loro qualità:

il cavallo di razza è quello che ha: tre cose lunghe, tre cose corte, tre cose larghe, tre cose pure.

Le tre cose lunghe sono: le orecchie, l'incollatura, gli arti anteriori.

Le tre cose corte sono: l'osso della coda, gli arti posteriori e la schiena.

Le tre cose larghe sono: la fronte, il petto e la groppa.

Le tre cose pure sono: la pelle, gli occhi e gli zoccoli.

Deve avere il garrese rilevato, i fianchi incavati e privi di carne.

(...)

La coda deve essere folta alla radice, in modo da riempire lo spazio tra le cosce. L'occhio deve inclinarsi come se volesse guardare verso il naso. La criniera gli copre la fronte come un velo. Le orecchie assomigliano a quelle dell'antilope spaventata in mezzo al suo gregge. Le narici laghe, i nodelli piccoli, il ciuffo fornito, lo zoccolo arrotondato, la forchetta dura e secca, il fettone spesso, l'unghia dura.

se allunga l'incollatura e la testa per bere in un ruscello, un cavallo resta ben piazzato sui suoi quattro arti senza piegare una delle sue gambe davanti: si è sicuri che è perfettamente conforme e tutte le parti del suo corpo sono in armonia, e che è di razza.

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Che descrizioni perfette. Sono proprio loro! Inatanto che le leggevo rivedevo il cavallo. La storia di mangiare solo dalla propria musette poi, mi ha fatto morire. Parole sante. E' impressionante e allo stesso tempo meraviglioso di come l'arabo non si cambiato nel corso degli anni. E' lui oggi come ieri.

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Ehmmmmmm.. Cosa intendi per "da tiro"?

Questo è il mio campo, il tiro è un termine generico, comprende lo sport, il cavallo da lavoro agricolo, il tiro pesante, il tiro pesante rapido, il tiro leggero......

In effetti sulle definizioni c'è un pò di guerra dei puristi, perchè il tiro sportivo in italia vine denominato attacchi che ad alcuni puristi fa inorridire.

Dai dai sparate le vostre opinioni.

Dopo vi dico il mio ideale.

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Come si dice.... sono una pesciolona!

Essendo un cavallo da completo, necessita di alcune caratteristiche fisiche che secondo me sono importanti, anche se non sono la legge. Il cavallo ideale dovrebbe avere andature "da dredssage" per farla breve. Movimenti eleganti e spalla inclinata. Però deve essere anche veloce, avere una buona azione di galoppo ed essere in grado di mantenerlo all'interno dell'ostacolo, nelle girate strette, e quando gli si chiede un'apertura, deve schizzare via come un razzo per poi rientrare nel giro di pochi metri. Un cavallo corto agevolerà i giri stretti.

Il fondo è importantissimo, un cavallo con battiti cardiaci bassi sarà un ottimo soggetto, la corporatura e la muscolatura devono consentire un allenamento ottimale per sopportare uno sforzo di 2 ore circa. Un cavallone imponente farà certamente più fatica di uno morfologicamente più fine.

Anche il passo ha la sua importanza: un buon passo che copre e sopravanza perchè oltre a quello del dressage, c'è una fase im maratona dove al passo si deve fare la velocità di 7kmh. ed è una buona andatura!

Ovviamente deve essere un cavallo coraggioso e agli odini, se no ci si fa male, tanto male.

Questa è la teoria molto semplificata, ovviamente c'è chi ha un mega cavallo da dressage e poi va un pò meno in maratona ma poi eccelle nei coni o il contrario , dressage non esplosivo ma maratona al fulmicotone.

Il completo è bello anche per questo, perchè si gioca su tre prove, e l'addestramento è importantissimo.

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Capito!

Ho ancora una domanda pero'... stavo riflettendo sul tiro a quattro dove se non erro (correggimi se sbaglio!) ci sono due cavalli davanti (detti di volata) e due dietro (di timone). In realtà i cavalli che fanno il grosso del lavoro sono quelli di timone, mentre quelli di volata stando davanti hanno il compito di invogliare gli altri due a tirare. È giusto?

Quindi immagino che possano/debbano avere due morfologie diverse, come dimostra questa foto che avevo scattato un paio di anni fa ad un gara della regione:

post-569-1208294551_thumb.jpg

Quindi, se il ragionamento è giusto, che tipo di caratteristiche devono avere questi due tipi di cavallo?

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I cavalli di timone devono essere i più robsti perchè come dici giustamente, sono quelli che tirano, in genere quelli di volata sono più fini e meno massicci, o uguali, è brutto a vedersi un tiro a 4 con cavalli di volata più grandi di quelli di timone. Stessa cosa vale per il tandem o il randem (due cavalli in fila o tre in fila) dei quali adesso non dispongo di foto. I cavalli di volata in genere sono quelli con il gesto migliore e più agili. Ovviamente non calciano e sono perfettamente agli ordini, se così non fosse, andrebbero dove vogliono.

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