Dunque,
non vorrei tediarvi con le mie avventure; le racconto volentieri se però mi "taglierete esplicitamente quando sarò noioso. Grazie.
Allora, il tutto è partito tre anni fa qundo il mio grande desiderio di possedere un cavallo tutto mio è stato esaudito. La scena si svolge in Sardegna, nei pressi di Orgosolo in località Supramonte. Un pastore voleva vendere la sua cavalla, incinta, che viveva sui monti allo stato brado per ricavare qualcosa. Vista la bestia, io e la mia compagna, ci siamo subito impietositi dai suoi occhioni tristi ed in modo particolare dalle corde di chitarra che si potevano contare nel costato. Detto fatto, praticamente due per uno, concordato il viaggio per il trasporto della cavalla Zarina (meticcio), la portiamo nel mio terreno vicino Olbia dove, una volta scaricata, ha iniziato a rasare ogni cosa che trovava. E' stata una ottima soluzione contro i fuochi estivi. Non ho mai visto un rasaerba più efficace. In un paio di giorni le costruii una stalla in tavole di legno su misura, ma la cosa non fu assolutamente gradita. Entrava solo per la golosità del mangime, ma poi se ne riusciva in tutta fretta. Capii quindi che sarebbe stato uno sforzo inutile e comunque non opportuno obbligarla a rimanervici dentro, tanto era abituata alla completa libertà. Per richiamarla bastava un fischio due carezze ed un pugno di avena in un secchio. Con lei ho iniziato le prime cavalcate in solitaria pefrò con molta cautela vista la gravidanza in corso. Trascorre tutto l'inverno e la primavera rigugiandosi sotto gli alberi ad ogni piogiia, ma niente stalla al punto che l'ho smontata riciclando il materiale per un pò di staccionata.
Intanto la pancia era sempre più grossa e l'ansia di vederla partorire diventava ancora più spasmodica tanato che verso la fine di aprile, preoccupato, chiamai il veterinario che con grande emozione mi fece vedere l'ecografia con la sagoma del cavallino. Tutto procedeva bene.
Il 25 di maggio, verso le sei e trenta del mattino, Zarina si stende su una rampetta vicino casa con la testa verso valle ed il fondoschiena nella parte più alta, e comincia il parto. Putroppo non ero presente, ma c'era il mio collaboratore che via cellulare mi raccontava in diratta istante per istante quello stava succedendo. Lascio a voi immaginare l'emozione. Non vi dico quella del mio collaboratore, Arturo, che sembrava stesse trasmettendo la partita del cuore.
Arriva così Dany, una puledra ben proporzionata e una codina a mo di scopaccio da lavandino. Inizio da subito i tentativi di avvicinamento allo scopo di ridurre la diffidenza nei miei confronti e nel giro di un paio di mesi già la portavo a spasso tenendole un braccio avvinghiato attorno al collo. Qualche mese più tardi le infilai una capezza e dopo cinque mesi iniziai lo svezzamento con grande disappunto di tutte e due, ma era doveroso. Un mese dopo le ricongiunsi: il trauma precedente era tranquillamente passato. Ogni uscita con la cavalla comunque, la facevo portandomi apresso la cavallina destando la curiosità e le simpatie delle persone che per strada incontravo.
Nel frattempo però, cominciavo, assieme ad Arturo, a pensare che forse sarebbe stato più divertente se le uscite le avessimo fatte in due invece che in solitaria. Fu così che arrivò Abbolotu, il mezzo sangue anglo-arabo castrato che acquistai per poco più di mille euro. Da quel momento arrivarono i veri problemi. Al di là che non aveva ancora messo giù il piede dal vanetto che fece capire alle cavalle che era lui il maschio. Sferrò un calcio alla coscia destra di Zarina che mi impedì di cavalcarla per quasi un mese. Sequestrò la puledra come se fosse sua proprietà e non esitava a tirarle calci e morsi quando le arrivava a tiro.
Decisi di separarli, ma non fu una brillante idea. Abbolotu, per raggiungere Zarina, si buttò letteralmente contro una rete divisoria fino a strapparla completamente dai paletti. L'azione gli procurò delle larghe abrasioni alle zampe anteriori che dovetti medicare con una pomata indicatami dal veterinario. La lotta tra me e lui nell'indurlo a non maltrattare la povera cavalla è stata ardua, ma decisa. Per raggiungere lo scopo, acquistai una frusta di quelle che si usano nel girello per l'addestramento dei cavalli, facendola schioccare vicino alle coscie quando Abbolotu premeditava un'azione maldestra. Altra tecnica che mi so no inventato, è stata quella di dar da mangiare alle cavalle lasciandolo a guardare a bocca asciutta.
Ho fatto bene, ho fatto male, non lo sò, certo è che da li a qulche settimana smise di fare il prepotente pur mantenendo la sua posizione di leader.
Nel frattemo cominciai a cavalcarlo: rispetto Zarina, ni sembrava di salire su un grattacielo. 15, 20 centimetri più alti si sentono, eccome. La prima uscita fu disastrosa. Montai una sella che maldestramente avevo aquistato alcuni mesi prima di probabile costruzione cinese o giù di lì per soli 160 euro, ma quella avevo per non modificare le impostazioni della bardatura utilizzata per la cavalla. Fu lì che scopersi per la prima volta che era un bel problema mettergli la briglia. Al mio tentativo di passargli il finimento che gira sopra le orecchie, ricevo un brusco sollevamento del muso, un arretramento del corpo e via di corsa per il prato. Ripreso, con il solito secchio di avena, gli lego una fune rigida al collo senza cappio con l'altra estremità ad una trave della palizzata e ritento la manovra. Nuovo strappo, la corda regge, ma la trave viene divelta schiodandosi in un istante. Ripeto tutte le operazioni, ma questa volta infilando (non conosco il nome di quella parte della briglia) la parte che va dietro le orecchie, in modo estremamente lento ottenendo finalmente il risultato voluto. Tiro bene il sottopancia della sella, aggiusto la lunghezza delle staffe e via alla prima cavalcata. Inizio alternando il passo con il trotto, poi dopo una mezz'ora via al galloppo. Tutto sembrava andare, con grande soddisfazione, per il meglio fino a quando, nel mezzo di una galloppata lungo un sentiero, si stacca una staffa dalla sella perdo l'equibrio, mi aggrappo alla criniera, ma inesorabilmente volo a lungo sul terreno. Mentre mi rialzavo valutando velocemente l'entità delle abrasioni, il cavallo continuava la sua corsa volando chissà dove. Chiamo al cellulare degli amici che malconcio mi riportano a casa, ma prima cercando di capire dove era finito il cavallo. Non ci volle molto a ritrovarlo in quanto aveva cercato di rientrare da solo ripercorrendo esttamente la strada fatta nell'andata.
Questo al mattino. Il pomeriggio stesso raggiunsi un sellaio dove acquistai due ottime selle, una nuova e una usata a scanso di qualsiasi equivoco.
Rimontai, malgrado le botte prese, il giorno successivo il cavallo percorrendo finalmente un magnifico tratto assieme alla cavalla con Arturo, che dal mare porta alla cuspide più alta di un colle dal quale vedere un panorama mozzafiato sulla laguna di Olbia.
Ero soddisfatto! Finalmente avevo raggiunto il mio sogno.
Siamo verso la fine di novembre, per strada non c'è nessuno, solo una sciocca donnina che pretendeva usassimo la paletta per pulire lo sterco lasciato dai cavalli al nostro passaggio e così ci aviammo al mare sulla spiaggia. Lì demmo sfogo alle nostre esibizioni fino a quando Zarina che mi precedeva mentre ero in sella su Abbolotu, frena di botto obbligando il mio cavallo ad altrettanta frenata. E qui parto per la seconda volta con bel volo ad angelo finendo sulla sabbia 5, 6 metri più avanti. La sabbia è morbida per cui la caduta è stata uno scherzetto, ma da quel momento non sono più rimasto in sella.
Questa è un pò velocemente la mia storia, altre avventure ho patito, ma se del caso, ne riparleremo più avanti.
Ciao e grazie a tutti per questa mia chiaccierata.
Beppe